New Connection, Il pentito Macaluso traccia il profilo del boss Tommaso Inzerillo
Il pentito Sergio Macaluso, ha tracciato il profilo del boss di Passo di Rigano, Tommaso Inzerillo, finito in manette il 17 luglio scorso nell’ambito del blitz antimafia New Connection. Macaluso, ex reggente del mandamento di Resuttana ed oggi collaboratore di giustizia, ha detto ai pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia che Inzerillo sarebbe un uomo d’onore “Rispettato in tutta Palermo” per la sua “storia mafiosa” e molto impegnato negli affari di Cosa Nostra grazie a complicità ancora da scoprire. Secondo quanto scrive Live Sicilia, i pm gli avrebbero mostrato la foto dell’indagato e Macaluso avrebbe messo a verbale le sue conoscenze: “Si tratta di Masino Inzerillo, detto scarpone per la misura delle sue scarpe (almeno 45). Era il capo mandamento di Passo di Rigano, soggetto di risalente storia mafiosa e per questo rispettato in tutta Palermo. Era lui che si occupava delle affiliazioni nel suo territorio: ad esempio, ricordo che in una circostanza Masino Inzerillo, alla presenza mia e di Pietro Salsiera, lamentandosi un po’ dell’operato di Sirchia (Giovanni Sirchia, uomo di Passo di Rigano e pure lui in carcere) disse espressamente ‘ma non ha capito Giovanni che qui l’ho messo io’”. Era stato Salsiera, che “lo conosceva da una vita” a dire a Macaluso che “ogni volta che avessi avuto problemi da risolvere con Uditore e Passo di Rigano ne avrei dovuto parlare sempre e proprio con Masino Inzerillo. Ho incontrato più volte Masino Inzerillo: a volte nelle campagne del genero di Salsiera, a volte al bar della Piazza di Passo di Rigano, mai a casa”. Per quanto riguarda gli investimenti, Macaluso sostiene che Masino Inzerillo avesse molte partecipazioni occulte nel settore dell’edilizia, grazie alla famiglia dei Sansone ed anche grazie ad altri imprenditori. Inoltre, sempre secondo le dichiarazioni messe a verbale dal pentito, Inzerillo sarebbe intervenuto per mediare alcune estorsioni, tra cui quella per un ponteggio che si trovava in via dei Nebrodi, vicino al pub di Buscemi. “L’estorsione – dice Macaluso – era stata curata da Vincenzo Graziano ed erano stati chiesti dieci mila euro, ma ne arrivarono sette mila, che furono portati direttamente e personalmente da Masino Inzerillo (legato al costruttore) nelle mani di Graziano”.