Torretta, “Il sindaco Gambino era a disposizione della mafia”, sospeso dalla Prefettura

Sarebbe stato a disposizione delle famiglie mafiose del  mandamento di Passo di Rigano, il sindaco di Torretta Salvatore Gambino, rimasto coinvolto ieri nel blitz New Connection,  condotto dalla  squadra mobile di Palermo e dell’Fbi nei confronti degli “scappati”, gli Inzerillo e,  i Gambino loro alleati negli Stati Uniti.  Ieri pomeriggio, il Prefetto di Palermo Antonella De Miro, lo ha sospeso dalle funzioni di primo cittadino. E’ in carcere da ieri per concorso esterno in associazione mafiosa. Provvedimento che anticipa un accesso ispettivo nell’ente locale per valutare lo scioglimento per mafia di tutte le cariche elettive. Il secondo nell’arco delle sue due legislature. Il primo gli arrivò nel febbraio del 2014, 7 mesi dopo essere stato eletto alla guida del comune. Ma nell’ottobre dello stesso anno, dopo diversi  mesi di verifiche, il Consiglio dei Ministri non trovò i presupposti per fare decadere il sindaco, la giunta e il Consiglio Comunale di Torretta, che completarono il loro mandato elettorale. Ma è durante la campagna elettorale del 2018, per la sua rielezione  a sindaco che, i riflettori degli investigatori sarebbero stati puntati su Gambino, registrando la sua presenza al battesimo del figlio di Calogero Zito, anc’egli finito ieri in manette  Il Procuratore Capo di Palermo, Francesco Lo Voi, sostiene che “il sindaco di Torretta si sarebbe messo a disposizione della famiglia mafiosa per favori di vario genere, prima nell’accettare le disposizioni dettate da Cosa Nostra durante la campagna elettorale, dalle scelte politiche alle alleanze da stringere, poi  sulla scelta delle persone che avrebbero dovuto affiancarlo nella guida del comune di Torretta». Una tesi investigativa della Direzione Distrettuale Antimafia avvalorata da alcune intercettazioni che vede protagonisti Simone e Calogero Zito, boss della famiglia di Torretta, rientrati dagli Stati Uniti con l’avallo sia della mafia americana che, palermitana.  Il loro sostegno, secondo gli investigatori, sarebbe stato determinante per l’elezione a sindaco di Salvatore Gambino a capo di una lista civica. In alcune conversazioni Salvo Gambino sarebbe apparso sottomesso a Calogero Zito a cui avrebbe chiesto un nome femminile da inserire nella lista elettorale. Per tutta risposta Zito gli disse di attendere conferma da tale Rosaria…. Rossana”.  Dettaglio annotato dagli investigatori che poi rilevarono che, nella lista civica che sosteneva Gambino, figurasse il nome di Rosaria Pipitone, attuale consigliere comunale di Torretta.  In una intercettazione,  Simone e Calogero Zito, padre e figlio, parlano di fare rieleggere Gambino alle amministrative dello scorso anno. “Per ora cerco voti» avrebbe detto Simone Zito a Calogero Badalamenti nella primavera dell’anno scorso. L’interlocutore a sua volta gli avrebbe risposto con una domanda e cioè se stesse cercando voti per suo figlioccio. I due avrebbero parlato della campagna elettorale di Salvatore Gambino e,  Zito, in un’altra occasione, avrebbe temuto i risultati dello spoglio : «Se perde lui – avrebbe detto Simone Zito sempre a Badalamenti – ho perso io,  tuo figlio e tutti noi».  Dopo il risultato dello scrutinio, invece, in un’altra intercettazione, Simone Zito si vanta di essere stato l’artefice della rielezione di Gambino, mentre il figlio Calogero di avergli imposto i nomi del vicesindaco, del Presidente del Consiglio Comunale e di due dirigenti da assumere nell’ente locale.  Indicazioni che  – secondo   i sostituti procuratori della Dda Amelia Luise, Roberto Tartaglia (ora consulente della commissione antimafia), Francesco Gualtieri e Giuseppe Antoci – sarebbero poi state rispettate da Salvo Gambino.  Intanto, al Comune di Torretta, dopo 14 anni, potrebbe presto arrivare il secondo scioglimento per mafia. Già nel 2005, durante la legislatura del sindaco Filippo Davì, le cariche elettive decaddero per infiltrazioni mafiose.  

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