Torretta, agli arresti domiciliari il sindaco Salvo Gambino
Scarcerato il sindaco di Torretta, Salvo Gambino. Il Gip Antonella Consiglio ha disposto nei suoi confronti gli arresti domiciliari, così come per Gaetano Sansone e Rosario Gambino; questi ultimi due per l’età avanzata incompatibile con la detenzione in cella. Per gli altri indagati nell’ambito dell’operazione New Connection che ha sgominato la famiglia mafiosa di Passo di Rigano e i suoi affari con l’America: Giovanni Buscemi, Alessandro Mannino, Giuseppe Sansone, Giuseppe Spatola, Santo Cipriano, Francesco Di Filippo, Antonio Di Maggio, Antonino Fanara, Giuseppe Lo Cascio, Antonino Lo Presti e Benedetto Gabriele Militello, il fermo disposto dalla Dda era già stato convalidato sabato scorso dal Gip Antonella Consiglio. Restano in carcere pure Thomas Gambino, Simone e Calogero Christian Zito per i quali era stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare, così come per Salvo Gambino, sospeso dalla Prefettura di Palermo dalle sue funzioni di sindaco di Torretta. Eletto per la prima volta alla guida del paese nel 2013, venne riconfermato primo cittadino di Torretta nel giugno dello scorso anno. Gambino. Durante l’interrogatorio di garanzia, ha respinto ogni addebito. Si è difeso dall’accusa di essere stato al servizio dei boss e di avere concordato con Cosa Nostra la scelta degli assessori e del Presidente del Consiglio Comunale. Salvo Gambino avrebbe spiegato di conoscere l’incensurato Calogero Christian Zito sin dall’infanzia e che, con lui, avrebbe parlato di politica e di strategie elettorali come fatto con altre persone. Respinge l’ipotesi di aver fatto scegliere gli incarichi da affidare a cosa nostra e di avere stabilito in riunioni pubbliche, durante la campagna elettorale, i criteri con cui questi sarebbero stati assegnati, ovvero a chi in fase di scrutinio risultasse avere più consensi. Parametro che secondo Gambino, è facilmente riscontrabile da una semplice verifica. Il sindaco ha anche negato di aver fatto assumere Calogero Scalici e Mariarosa Badalamenti, soggetti che – secondo l’accusa – sarebbero stati «raccomandati» dai boss, così come di aver pagato un credito a Benedetto Enea, il quale avrebbe dovuto avere 900 euro dal Comune e che ad oggi non li avrebbe ricevuti. Il legale di Salvo Gambino, Alessandro Campo, aveva chiesto la scarcerazione del proprio assistito. Ma le dichiarazioni di Gambino non avrebbero del tutto convinto il Gip Antonella Consiglio che, avrebbe preferito disporre nei suoi confronti gli arresti domiciliari, sol perché affievolite le esigenze che lo riguardano, per via della sospensione delle sue funzioni di amministratore, decisa dalla Prefettura di Palermo.