Capaci, s’infittisce il giallo sulla scomparsa di Santo Alario dopo l’assoluzione di Guzzardo

Si infittisce il mistero sulla scomparsa di Santo Alario, l’uomo che, il 7 febbraio dello scorso anno si diresse a Ventimiglia di Sicilia, a bordo della panda verde di Giovanni Guzzardo, il titolare del Bar Avana di Capaci, assolto nei giorni scorsi dalla relativa accusa di omicidio e occultamento di cadavere, facendo perdere le proprie tracce. Secondo quanto scrive oggi il Giornale di Sicilia, pochi mesi dopo la sua scomparsa, la madre dell’uomo, Anna Maria Musso, parlando con la compagna dell’uomo Rosalia Sparacio, le avrebbe rivelato che il figlio fosse vivo, che era stato visto allo Sperone su una Hyundai dorata nuova di zecca, con la barba lunga lunga come questi dell’Isis che ammazzano le persone e che non contatta la sua famiglia perché ha paura. La conversazione è stata intercettata dagli investigatori lo scorso 24 maggio. La madre di Santo Alario avrebbe appreso la notizia da un uomo che ritiene credibile. Una rivelazione che sarebbe arrivata due settimane dopo l’arresto del presunto assassino di Alario, Giovanni Guzzardo, adesso scagionato perché il corpo dell’uomo scomparso non è mai stato ritrovato.  I legali di Guzzardo, in aula, hanno più volte sostenuto che Santo Alario possa essere vivo. Tra l’altro, nell’agosto dello scorso anno, sempre il giornale di Sicilia aveva scritto di una pista investigativa romana, a seguito delle immagini apparse in tv di un uomo molto simile ad Alario, durante lo sgombero del campo rom «Camping River» della Capitale. La persona ripresa è stata identificata indirettamente in un cittadino straniero, ma mai sottoposta a test del dna. I carabinieri della compagnia di Carini, riferendo il 13 giugno 2018 sull’intercettazione su Alario allo Sperone, non avrebbero approfondito l’ipotesi investigativa ritenuta inverosimile, poiché «formulata dalla madre che ancora nutre la speranza di rivedere suo figlio». Altri dettagli emersi nelle indagini vengono fornite dalla relazione di servizio redatta il 13 febbraio dello scorso anno da un maresciallo dei carabinieri che avrebbe raccolto le confidenze di Rosalia Sparacio. La stessa, il 7 febbraio, avrebbe inviato un messaggio al militare dicendosi “molto preoccupata perché il compagno non era tornato a casa, che mancava dal giorno precedente e che l’ultimo contatto che aveva avuto con lui risaliva alle 15 di quello stesso giorno, quando aveva ricevuto quei video da Ventimiglia di Sicilia». Dalle sue parole – secondo la donna frutto di un equivoco – la data della scomparsa viene quindi anticipata alla sera del 6 febbraio, quando Alario non sarebbe tornato a casa, rispetto al pomeriggio del 7.

 Il maresciallo avrebbe pure riferito che Rosalia Sparacio le avrebbe confidato che il suo rapporto con lo scomparso sarebbe stato contrassegnato da minacce e tradimenti e gli avrebbe lasciato intendere che Alario fosse implicato in affari poco leciti. Ma la donna continua a sostenere che i suoi dubbi su Santo erano esclusivamente legati al fatto che potesse frequentare altre donne. Il carabiniere avrebbe inoltre messo per iscritto di essere stato contattato da Rosalia Sparacio il 22 gennaio 2018,  alcune settimane prima della scomparsa, per comunicargli che Santo Alario, con cui diceva di essere ormai in rottura, stava partendo da Carini e se avesse voluto avrebbe potuto fermarlo a bordo di un’Opel Agila grigia. Controllo che il militare avrebbe effettivamente compiuto, multandolo per guida senza patente. In quell’occasione, perquisito, venne trovato in possesso di 500 euro e di un assegno”. Rosalia Sparacio, al riguardo,  si sarebbe giustificata dicendo di avere spinto quel controllo perché voleva realmente sapere cosa facesse e dove andasse.

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