Operazione Anno Zero, chiesti 176 anni di carcere per presunti fiancheggiatori del boss Messina Denaro
Al termine di una requisitoria durata
tre udienze, la Dda di Palermo ha chiesto la condanna, complessivamente, a 170
anni di carcere per 14 tra boss, gregari e favoreggiatori dei clan trapanesi,
finiti in manette nel corso dell’operazione “Anno Zero” che ha disarticolato i
clan della provincia e la “famiglia” del boss latitante di Castelvetrano Matteo
Messina Denaro. Il Il processo si svolge con il rito abbreviato davanti alla
gup Cristina Lo Bue. Alcuni degli arrestati, tra cui i cognati di Messina
Denaro che hanno optato per il rito ordinario, sono sotto processo
contemporaneamente davanti al Tribunale di Marsala. L’udienza si è tenuta
nell’aula bunker del carcere “Pagliarelli” di Palermo. Gli imputati rispondono,
a vario titolo, di associazione mafiosa e favoreggiamento. Per Nicola Accardo,
capomafia di Partanna detenuto al 41 bis, sono stati chiesti 16 anni; 14 anni
per Antonino Triolo, 12 anni per Calogero Guarino, 16 anni per Giuseppe
Tilotta, 12 anni per Leonardo Milazzo, 12 anni per Paolo Buongiorno, 20 anni
per Vincenzo La Cascia, capomafia del clan di Campobello di Mazara, anche lui
al carcere duro. Stessa richiesta anche per l’altro boss di Campobello,
Raffaele Urso, pure lui al 41 bis, 16 anni per Andrea Valenti, 12 anni per
Filippo dell’Aquila, 14 anni per Angelo Greco. Per Bartolomeo Tilotta e
Giuseppe Rizzuto, accusati di favoreggiamento, la Procura ha chiesto la
condanna a 2 anni mentre 8 anni per Mario Tripoli. Nel processo in ordinario
sono imputate diciotto persone. Alla sbarra anche Rosario Allegra, marito di
Giovanna Messina Denaro, sorella del boss, che al momento è ricoverato in gravi
condizioni in ospedale. Arrestato per associazione mafiosa, era detenuto in
regime di carcere duro. Alla scorsa udienza, proprio a causa della malattia di
Allegra, il dibattimento è stato rinviato. Imputato anche l’altro cognato del
capomafia latitante Gaspare Como, anche lui al carcere duro. L’inchiesta portò
a 22 arresti. Tra i provvedimenti emessi anche quello per il boss ricercato la
cui posizione, però, lo scorso 21 febbraio, è stata stralciata in quanto
“irreperibile”, con rinvio al 21 febbraio 2020. Secondo l’accusa, Gaspare Como
sarebbe stato designato da Matteo Messina Denaro, per un certo periodo, quale
“reggente” del mandamento di Castelvetrano. Nell’inchiesta, è emerso
l’interesse del clan anche nel settore delle scommesse on line, oltre ai reati
di estorsione e danneggiamenti.