Mafia, sequestro di beni in Thailandia per il terrasinese Vito Roberto Palazzolo

Un conto corrente bancario è stato sequestrato in Thailandia a Vito Roberto Palazzolo, ex tesoriere e riciclatore dei capomafia Totò Riina e Bernardo Provenzano. Il provvedimento che prevede il congelamento dei beni è stato emesso dalla Corte reale civile dopo una rogatoria internazionale su indagini del nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Palermo coordinate dalla locale Dda. Palazzolo è stato condannato in via definitiva, nel 2009, a nove anni di reclusione per associazione di stampo mafioso. Arrestato a Bangkok nel marzo 2012, dopo una latitanza all’estero durata oltre venti anni, nel dicembre 2013 è stato estradato in Italia per scontare la pena. Attualmente è in affidamento ai servizi sociali in una città del nord Italia. Fu protagonista del traffico internazionale di droga dei primi anni Ottanta tra la Sicilia, l’Estremo Oriente e gli Stati Uniti, noto come ‘Pizza Conection”, le cui indagini furono coordinate dal giudice Giovanni Falcone e dal Procuratore distrettuale di New York Rudolph Giuliani. Il magistrato ucciso a Capaci il 23 maggio del 1992, provò diverse volte a sequestrare senza riuscirci, il tesoro di mafia che il manager originario di Terrasini aveva accumulato. In realtà su quel conto sarebbero rimasti appena 45 mila euro, ma il provvedimento appare come un segnale di apertura significativo da parte di una delle autorità straniere chiamate in causa in questa indagine internazionale. Dalla Thailandia sono ricominciate le indagini del Gico della Finanza sui misteri e i segreti di Vito Roberto Palazzolo; indagini coordinate dai sostituti procuratori Roberto Tartaglia, Dario Scaletta e dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, che coordina il pool antimafia di Palermo. Denominato il manager dei due mondi, Vito Roberto Palazzolo avrebbe interessi in società e beni sparsi nel mondo, soprattutto in Sudafrica, dove ha trascorso una lunga dorata latitanza. Una nazione che più volte  ha rigettato   la richiesta di estradizione presentata dalle autorità italiane, sostenendo che il reato di associazione mafiosa non esiste. Ad ogni modo è ricominciata la caccia ai suoi beni. Il nucleo di polizia economico finanziaria oggi diretto da colonnello Cosmo Virgilio è già sulle tracce di altri beni. Mentre era ancora in carcere in Italia, prima di essere affidato ai servizi sociali,  Palazzolo, ha chiesto di essere sentito dai magistrati della procura di Palermo. Sostiene di essere stato “vittima” dei Corleonesi. L’ha ripetuto anche ad alcuni funzionari dell’Fbi arrivati per ascoltarlo. Vito Roberto Palazzolo spera, molto  probabilmente  di tornare presto nel suo Sudafrica, dove a custodire il suo tesoro è rimasta la moglie, la ricca ereditera di origine israeliana Tirtza Grunfeld.

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