Partinico, inflitti 2 anni e 4 mesi agli aggressori del ventenne senegalese
Inflitto il massimo della pena, dal Gup Marco Gaeta ai due aggressori del ventenne senegalese Khalifa Dieng, a 2 anni e 4 mesi, col rito abbreviato (dunque con lo sconto di un terzo) per il reato di lesioni aggravate dall’odio razziale. Gioacchino Bono,35 anni e Lorenzo Rigano di 37, entrambi di Partinico, città in cui avvenne il pestaggio il 26 luglio scorso, entrambi sono colpevoli: li identificarono i carabinieri, nonostante le reticenze dei testimoni vennero incastrati dalle riprese video delle telecamere di sorveglianza. Furono prima arrestati e messi ai domiciliari, poi tornarono liberi. Ieri la sentenza. Cosi come riporta il “Giornale di Sicilia” la vittima dell’aggressione nonostante alcune pastoie burocratiche- sta facendo uno stage nelle cucine dell’Assemblea regionale, su invito del presidente, Gianfranco Miccichè. Era ospite della comunità Sympatheia, a Partinico e stava facendo una passeggiata in bicicletta. In piazza S.Caterina, quel pomeriggio del 26 luglio scorso, era entrato in contatto con un gruppo di persone,un paio delle quali avevano probabilmente bevuto qualche bicchiere di troppo. La zuffa era cominciata senza una ragione, con Gioacchino Bono che- stano alla ricostruzione fatta dai carabinieri- aveva cominciato a offendere il senegalese. Era iniziata una sequenza di parolacce e di colpi, interventi di terzi che avevano diviso in due , l’entrata in scena d Rigano che, prima aveva cercato di fermare Bono e poi gli aveva dato man forte. Uno dei testimoni – pochissimi avevano collaborato alle indagini – aveva descritto la scena con tratti che la dicono lunga sul livello generale e culturale dei partecipanti alla “discussione”: Khalifa si era infatti fermato per cercare di dialogare con chi lo stava insultando e prendendo a ceffoni; poi aveva preso il portafogli per mostrare la carta d’identità. Racconta il testimone.”Disse a più riprese:” Vedi, io come te, sono italiano”. Un altro testimone spiega che l’aggressione è collegata a “questioni inerenti al fatto che i cittadini italiani contribuiscono a mantenere economicamente gli immigrati senza che gli stessi lavorino”. Le botte, date da due muratori saltuari, non avevano altra giustificazione, dunque, se non il colore della pelle del migrante. Anche le offese , l’uso di espressioni come “sporco negro” ha rimarcato il pm in requisitoria, “é indicativa di un pregiudizio manifesto di inferiorità di un asola razza”. Le telecamere avevano inquadrato benissimo Bono e Rigano. Tuttavia identificarli non era stato semplicissimo. Alcuni testimoni avevano detto di non aver visto o di essersi allontanati, altri avevano confermato ciò che non si poteva negare. Però, in un paese grande ma non grandissimo come Partinico, dare un nome agli aggressori era stato quanti mai problematico. Uno dei presenti, ad esempio aveva detto cosa era successo ma aveva omesso, avevano annotato i carabinieri, “ di riferire circa l’identità dei partecipanti e circa l’attività prestata” dagli aggressori.