Operazione Artemisia, scoperta “loggia segreta” nel trapanese, 27 arresti eccellenti
Una loggia segreta formata da massoni, politici e professionisti in grado di orientare le scelte del Comune di Castelvetrano, nomine e finanziamenti a livello regionale e, persino di ottenere notizie riservate sulle indagini in corso della magistratura. E’ quanto emerge dall’operazione antimafia condotta dai carabinieri del nucleo investigativo di Trapani e, denominata Artemisia che, questa notte ha portato all’arresto di 27 persone; altre dieci sono indagate a piede libero. L’ex deputato regionale di Forza Italia Giovanni Lo Sciuto sarebbe stato al vertice della loggia, di cui avrebbero fatto parte anche per l’ex deputato forzista Francesco Cascio, finito ai domiciliari, così come il sindaco di Castelvetrano Luciano Perricone ed il suo predecessore Felice Errante. In particolare, Francesco CascIo è accusato di aver rivelato l’esistenza delle intercettazioni di Trapani “dopo averlo saputo dall’allora segretario del ministro dell’Interno Angelino Alfano, Giovannantonio Macchiarola” che, è indagato per rivelazione di notizie riservate e che sarà interrogato domani. Dietro le sbarre pure tre poliziotti, Salvatore Passannante, Salvatore Virgilio e Salvatore Giacobbe. Nella bufera giudiziaria coinvolto pure l’attuale assessore regionale all’istruzione, ex rettore di Palermo Roberto Lagalla che , avrebbe avuto un ruolo nella concessione di una borsa di studio alla figlia di uno dei professionisti arrestati. Indagato per abuso d’ufficio per lui è scattato solo l’avviso di garanzia. L’inchiesta coordinata dal procuratore Alfredo Morvillo, dall’aggiunto Maurizio Agnello e dai sostituti Sara Morri, Andrea Tarondo e Francesca Urbani descrive “un’associazione a delinquere segreta” attorno a Giovanni Lo Sciuto, che nel 1998 un esposto anonimo indicava come finanziatore della latitanza della primula rossa di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro. Le indagini però vennero archiviate in assenza di riscontri sull’ipotesi che, lo stesso, fosse in affari con la sorella e il cognato del ricercato. Nel 2012, Lo Sciuto divenne deputato regionale con il movimento per le autonomie, poi dopo una parentesi nel Nuovo Centro Destra, transitò in Forza Italia entrando a far parte della commissione Antimafia. Lo Sciuto avrebbe goduto di una fitta rete di sostenitori, tutti professionisti, politici o ai vertici di enti strategici per elargire favori. Un suo grande elettore sarebbe stato Paolo Genco, presidente dell’Anfe che, avrebbe fornito sostegno economico e assunzioni a Lo Sciuto in cambio di delibere e progetti di legge regionali a beneficio del suo ente di formazione professionale. I reati contestati dalla Procura di Trapani a vario titolo, agli indagati, vanno dalla corruzione alla concussione, dal traffico di influenze illecite al peculato alla truffa aggravata, alla falsità materiale, alla rivelazione di segreto d’ufficio, al favoreggiamento, all’abuso d’ufficio, all’associazione a delinquere segreta finalizzata ad interferire con la pubblica amministrazione (la violazione della cosiddetta legge Anselmi). In carcere sono finiti Giovanni Lo Sciuto, Paolo Genco, Gaspare Magro, Giuseppe Angileri, Isidoro Calcara, Salvatore Passanante, Salvatore Virgilio, Salvatore Giacobbe, Rosario Orlando e Giuseppe Berlino. Ai domiciliari invece: Maria Luisa Mortillaro, Vincenzo Giammarinaro, Francesco Cascio, Adelina Barba, Sebastiano Genna, Giovanna Di Liberto, Giuseppe Cammareri, Vincenza Daniela Lentini, Gaetano Salerno, Antonio Di Giorgio, Alessio Cammisa, Antonietta Barresi, Francesco Messina Denaro, Vincenzo Chiofalo, Tommaso Geraci, Felice Errante e Luciano Perricone. Notificati, infine, una misura interdittiva a Giorgio Saluto, quattro avvisi di garanzia ed imposto l’obbligo di dimora a Valentina Li Causi, Filippo Daniele Clemente, Arturo Corso, Gaetano Bacchi e Zina Maria Biondo.