Alcamo, voto di scambio: condannato ad un anno di reclusione l’ex Sen. Nino Papania
Condannato ad un anno di reclusione l’ex senatore alcamese Nino Papania, imputato, insieme ad altre 7 persone, in un procedimento giudiziario inerente un secondo troncone della maxi inchiesta sul presunto voto di scambio che, si sarebbe consumato ad Alcamo in occasione delle elezioni amministrative del 2012 8 mesi ciascuno sono stati inflitti a Leonardo e Giuseppe De Blasi, Giovanni Renda e Leonardo Vicari che, secondo l’accusa, avrebbero procacciato voti per ottenere il promesso posto di lavoro. Il segretario di Nino Papania, Massimiliano Ciccia, invece, è stato assolto con formula piena per non aver commesso il fatto, così come Giuseppe Filippo Di Gaetano e Davide Piccichè. Sono queste le sentenze emesse dal giudice del Tribunale di Trapani Franco Messina che, ha notevolmente ridotto le richieste di condanna avanzate dall’accusa. Per le parti civili, un’ottantina in tutto, tra cui elettori, candidati alle scorse elezioni ed anche il Comune di Alcamo, verrà emanato un atto separato con il pronunciamento sulle richieste di risarcimento danni avanzato. Il processo è scaturito dall’inchiesta sul voto di scambio portata avanti dalla Procura, sull’elezione a sindaco di Alcamo di Sebastiano Bonventre, avvenuta con soli 39 voti di scarto rispetto al suo antagonista Niclo Solina. Secondo l’accusa, Papania, che sosteneva Bonventre, insieme a fedelissimi collaboratori avrebbe creato una sorta di rete che raccattava voti attraverso la promessa di posti di lavoro presso l’Aimeri Ambiente, società che gestisce il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti in città, oppure attraverso la consegna di derrate alimentari a famiglie bisognose, con il supporto di un’associazione senza scopo di lucro. Accuse che, a conclusione di questo processo di primo grado, sono rimaste in piedi solo parzialmente. Le motivazioni della sentenza, verranno depositate tra 90 giorni, I legali di Nino Papania, Nino Mormino e Pietro Riggi, hanno già preannunciato che, per il proprio assistito ricorreranno alla Corte di Appello anche perché a loro avviso, “il materiale probatorio è stato utilizzato in maniera non conforme al diritto processuale”.