Alcamo, Artale, imprenditore ai domiciliari respinge le accuse
Giuseppe Artale, alcamese di 56 anni,dopo essere finito agli arresti domiciliari nei giorni scorsi, in seguito all’operazione della guardia di finanza che avrebbe smantellato il tentativo di distrarre beni da un’impresa fallita ad altre, ha provato a chiarire la sua posizione. Cosi come riporta il “Giornale di Sicilia” Giuseppe Artale ha risposto a tutte le domande del gip, Caterina Brignone, respingendo tutte le accuse che gli sono state formulate. “Il mio assistito- afferma Tiziana Pugliesi, avvocato difensore di Artale – ha risposto a tutte le domande e ha chiarito tutte le contestazioni che gli sono state avanzate. Adesso valuteremo se presentare istanza al tribunale del Riesame, per la revoca della misura cautelare dei domiciliari.” Artale è chiamato a rispondere di bancarotta fraudolenta ed intestazione fittizia di beni,per gli altri 10 indagati, le accuse a vario titolo sono bancarotta fraudolenta, frode fiscale,intestazione fittizia di beni e illecito trasferimento di denaro. L’indagine è partita dal fallimento dell’originaria gestione dei magazzini Gea di Alcamo. Secondo gli inquirenti da qui sarebbero state create numerose società dedite alla vendita al dettaglio di casalinghi, dalle quali con sistematicità venivano sottratte illecitamente grandi quantità di beni e di denaro attraverso fittizie operazioni aziendali e finanziarie. Ad essere scoperto il fatto che ingenti somme di denaro dell’azienda, da utilizzare per il pagamento di fornitori e dipendenti, venivano trasferite sui conti correnti personali dell’imprenditore arrestato , per poi essere impiegate, illecitamente, per finanziare due nuove attività commerciali intestate a soggetti prestanome o nullatenenti. Il presunto guadagno sarebbe stato di un milione e 200 mila euro.