Partinico, omicidio A. Salvia, torna in libertà Francesco Autovino : “agì per legittima difesa”.
Ha lasciato il carcere Pagliarelli di Palermo, laddove era rinchiuso da quasi tre anni, già nelle prime ore del pomeriggio di ieri. Il partinicese Francesco Autovino è tornato in libertà dopo l’assoluzione dal capo di accusa di omicidio volontario e rissa aggravata, reati per i quali in primo grado, era stato condannato a 22 anni di carcere, nell’ambito del processo sull’omicidio del 23enne Antonio Salvia. La nuova sentenza, emessa dalla Corte d’Assise di Appello di Palermo, presieduta da Angelo Pellino, ha tenuto conto della tesi difensiva della “legittima difesa”, prodotta dal suo avvocato Baldassare Lauria, decidendo così di addebitare, al ragazzo, solo una condanna a tre anni e tre mesi di reclusione che, di fatto, lo ha già reso un uomo libero. La famiglia della vittima, parte civile al processo, era rappresentata dall’avvocato Cinzia Pecoraro.
I fatti risalgono al 22 giugno del 2016, quando la vittima, Antonino Salvia, insieme a Gianluca Rizzo ed in compagnia di altri due soggetti, si sarebbero recati presso l’abitazione di Francesco Autovino, in via Cimabue a Partinico ed armati di una spranga di ferro e, di una mazza da baseball, avrebbero iniziato a colpire, prima, il fratello dell’imputato, Giuseppe Autovino e, successivamente, la madre e la sorella di quest’ultimo che, intanto erano usciti da casa in soccorso del figlio. Per ultimo, li avrebbe raggiunti Francesco Autovino che, nel tentativo di difendere i congiunti dalla furia aggressiva del “commando”, sarebbe entrato in diretta colluttazione Antonio Salvia che, che da li a poco venne accoltellato al torace, perdendo la vita poche ore dopo all’ospedale di Partinico. Secondo la Corte d’Appello, a scatenare l’aggressione che portò alla morte di Antonio Salvia, è stato un eccesso colposo di legittima difesa, ovvero la volontà di difendere ad ogni costo i propri congiunti. “Fin dal primo momento – ha dichiarato l’avvocato Baldassare Lauria – sono stati chiari i segni della legittima difesa, che tuttavia al mio assistito furono negati, inspiegabilmente, dalla sentenza di primo grado; devo dire che non avevo dubbi sull’esito che avrebbe avuto questo processo. E’ stata ridata la libertà ad un uomo che ha cercato solo di difendere la sua famiglia. Questa sentenza – conclude Lauria – si innesta in un contesto politico che vede la scriminante della legittima in profonda trasformazione normativa, sempre in direzione della tutela della libertà personale”.