Operazione Cupola 2.0, al 41 bis i boss Settimo Mineo e Gregorio Di Giovanni
Il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, , sulla base delle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, ha dato il via libera al 41 bis per Settimo Mineo e Gregorio Di Giovanni, rimasti coinvolti nell’operazione Cupola 2.0. I due boss di Cosa Nostra dovranno scontare la reclusione in regime di carcere duro, rispettivamente a Sassari e Novara. Secondo gli investigatori, Mineo e Di Giovanni facevano parte della nuova commissione provinciale di Cosa nostra, colpita dall’operazione antimafia ancor prima di poter dettare nuove strategie. Tesi confermata, tra l’altro, dai nuovi pentiti Francesco Colletti e Filippo Bisconti. Settimo Mineo, 80 anni, a capo della famiglia mafiosa di Pagliarelli, è stato incoronato capo della nuova Cupola quale erede del boss corleonese Totò Riina, chiamato a mediare tra vecchie e nuove leve. Stimato dal capo dei capi passato all’altra vita, Mineo, nel 1982 era scampato ad un agguato in cui morì il fratello Giuseppe, dopo che già un altro fratello, Antonino, era stato assassinato sei anni prima. Fu poi condannato a 5 anni al maxi-processo, riarrestato nel 2006 e tornato libero dopo avere scontato una condanna ad 11 anni. Da boss anziano Settimo Mineo ha presieduto l’assise mafiosa del mese di maggio dello scorso anno, la prima convocata dall’arresto del capo dei capi avvenuto nel 1993. Un vertice a cui ha preso parte anche Gregorio Di Giovanni, capo mandamento di Porta Nuova. I due sono i primi di un elenco destinato a lievitare. La Procura della Repubblica di Palermo, infatti, ha già chiesto l’applicazione del 41 bis anche nei confronti dell’incensurato Leandro Greco e il pregiudicato mafioso Calogero Lo Piccolo, per il ruolo di primo piano che, entrambi avrebbero avuto nella nuova Cupola.