Mafia, finanziavano la latitanza del boss Matteo Messina Denaro, arrestati (Video)

Si stringe il cerchio attorno alla Primula Rossa di Cosa Nostra. I Carabinieri del Comando Provinciale di Trapani, della Compagnia di Mazara del Vallo e del ROS hanno fermato gli imprenditori Calogero Luppino di Campobello di Mazara, Salvatore Giorgi e Francesco Catalanotto di Castelvetrano. Tutti sono accusati di associazione mafiosa ed estorsione. Luppino, in particolare, avrebbe finanziato con gli introiti dei suoi centri scommesse, la latitanza del boss Matteo Messina Denaro e, sostenuto economicamente anche la sua famiglia. Le indagini dei Carabinieri coordinati dalla Procura della Repubblica – DDA- di Palermo hanno permesso di monitorare la rapidissima ascesa imprenditoriale di Calogero Jonn Luppino nel mondo delle scommesse e giochi on line. Ascesa favorita, secondo l’accusa, in tutto e per tutto dagli affiliati ai mandamenti mafiosi di Castelvetrano e Mazara del Vallo, che obbligavano i vari esercizi commerciali ad istallare i device delle società di Luppino e Giorgi, pena pesanti ritorsioni. Dal canto suo Luppino, sempre aiutato da Giorgi che gestiva la cassa dell’associazione mafiosa in questo settore imprenditoriale, si occupava del sostentamento, relativo alle spese legali e alle altre necessità del boss detenuto Franco Luppino, nonché del finanziamento dei vertici delle famiglie mafiose di Campobello di Mazara, Mazara del Vallo e Castelvetrano. , Le intercettazioni avrebbero svelato i contatti fra Luppino e uno dei cognati di Messina Denaro, Saro Allegra, mediati da Catalanotto, gestore di un centro scommesse a Campobello di Mazara. In particolare l’arrestato Francesco Catalanotto rappresentava, per gli inquirenti, l’anello di congiunzione operativo tra Luppino e la famiglia di Castelvetrano. Catalanotto, infatti, vantava una particolare vicinanza con Rosario Allegra, cognato del latitante Matteo Messina Denaro. Il provvedimento di fermo è stato firmato dal procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido e dai sostituti Gianluca De Leo e Francesca Dessì, titolari dell’inchiesta denominata Mafiabet. E’ in corso anche un ingente sequestro beni del valore complessivo di 5 milioni di euro, nei confronti degli indagati.

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