Capaci, bancarotta fraudolenta, ai domiciliari amministratori Latte Puccio
Un’inchiesta delle Fiamme Gialle ha portato alla luce ciò che si celava dietro la presunta crisi aziendale dell’industria Alimentare Latte Puccio di Capaci che, lo scorso 3 gennaio, ha messo alla porta 12 dei 18 operai che gli erano rimasti. In realtà, gli amministratori del caseificio, finiti agli arresti domiciliari con l’accusa di bancarotta fraudolenta, avrebbero trasferito in Svizzera ben 5 milioni di euro, svuotando di fatto le casse della società dichiarata fallita. Il blitz dei finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Palermo, scattato all’alba di oggi, ha fatto scattare le manette ai polsi di Giuseppe Valguarnera e della compagna Caterina Di Maggio, ex amministratrice e vedova dello storico fondatore dell’azienda, Vincenzo Puccio, deceduto nel 2000. Con i provvedimenti restrittivi firmati dal Gip Maria Teresa Moretti, l’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Andrea Fusco, ha fatto scattare pure il sequestro dei beni, del valore complessivo di 15 milioni di euro. L’Industria Alimentare Latte Puccio, infatti, secondo le indagini, dovrebbe avere un valore di 9 milioni di euro, il resto, che la Procura intende recuperare, sarebbe nascosto in una società gestita da una holding svizzera, il cui fiduciario risulta indagato a piede libero, così come i figli del defunto Enzo Puccio e dell’ex amministratrice Caterina Di Maggio, Vincenzo e Baldassare Puccio, entrambi soci dell’azienda. La Procura tenterà di recuperare questi soldi occultati all’estero. Tra i beni sequestrati, come detto, un’azienda che da oggi sarà gestita da un amministratore giudiziario. I due, agli arresti domiciliari, secondo gli investigatori, avrebbero architettato una vera e propria strategia e diretto un articolato sistema di società finalizzato ad aggirare le norme. Innanzitutto, i crediti vantati dall’industria casearia nei confronti di altri soggetti sono stati artificiosamente svalutati, dopodichè l’azienda, è stata fittiziamente affittata ad un’altra società, così da completarne lo “svuotamento”. A tali attività sarebbero seguite false rilevazioni contabili ed operazioni finanziarie che hanno coinvolto anche società di diritto estero, sulle quali sono state fatte confluire ingenti quantità di denaro.