La Procura chiede il rinvio a giudizio del boss Matteo Messina Denaro
La Procura di Palermo chiede il rinvio a giudizio del superlatitante Matteo Messina Denaro. La richiesta nasce dal blitz “Anno Zero” dello scorso aprile. Ventuno le persone arrestate da carabinieri, Dia e polizia fra boss, estorsori e gregari delle famiglie di Castelvetrano, Partanna e Mazara del Vallo. Dell’elenco fanno parte anche i cognati del latitante, Gaspare Como e Rosario Allegra. Sono 33 gli indagati per cui viene chiesto il processo dal procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Carlo Marzella, Gianluca De Leo, Francesca Dessì, Calogero Ferrara, Alessia Sinatra e Claudio Camilleri. Per la Procura, Matteo Messina Denaro va processato in qualità di capomafia “dell’intera provincia di Trapani e di tutta la Sicilia occidentale”, essendo stato lui ad avere “impartito direttive anche attraverso rapporti epistolari e costituito il punto di riferimento mafioso decisionale in relazione alle attività e agli affari illeciti più importanti gestiti da Cosa nostra nella provincia di Trapani ed in altri luoghi della Sicilia”. Ma sull’attuale ruolo della primula rossa di cosa nostra, non sembra pensarla allo stesso modo il Questore di Palermo, Renato Cortese che, in un’intervista al Sole 24 ore on line ha dichiarato di non credere che “in questo momento Matteo Messina Denaro svolga un ruolo nel panorama criminale e mafioso siciliano”. Secondo Cortese ”è un soggetto che probabilmente non ha più alcun ruolo nell’organizzazione e che quindi è defilato, non lascia tracce, non partecipa alle riunioni, non ha strategie criminali, gli affiliati non rendono conto a lui”. “Matteo Messina Denaro si sta facendo la sua latitanza probabilmente anche fuori dalla Sicilia – sostiene il questore -. Lui dovrà pagare i conti con la giustizia e speriamo che presto venga arrestato però la mafia è un’altra cosa rispetto alla singola cattura di un latitante. Far diventare prioritario l’arresto di un latitante non vuol dire strategicamente sconfiggere definitivamente la mafia sia perché è latitante, e l’organizzazione già mette in conto che prima o poi sarà catturato, secondo perché – ha concluso Cortese – questo latitante in modo particolare non ha alcun ruolo all’interno di Cosa nostra”.