Borgetto, la Procura Generale ha chiesto la scarcerazione di Vincenzo Bommarito
Svolta nel caso dell’omicidio del partinicese Pietro Licari. La Procura Generale ha riaperto l’inchiesta sulla sua morte avvenuta nel 2007 nelle campagne di San Cipirello, chiedendo la scarcerazione di Vincenzo Bommarito, 34 anni di Borgetto, condannato in via definitiva all’ergastolo e, adesso, probabile vittima di un errore giudiziario.
Dopo 12 anni ininterrotti di carcere, l’uomo potrebbe quindi tornare presto in libertà.
Vincenzo Bommarito finì nel 2007 dietro le sbarre insieme ad un complice, Giuseppe Lo Biondo di San Giuseppe Jato, all’epoca minorenne, oggi 29 enne e, già condannato a 16 anni di reclusione, poichè considerati colpevoli del sequestro e della morte di Pietro Licari, un possidente terriero 68enne di Partinico. L’anziano venne sequestrato il 13 gennaio del 2007 e tenuto prigioniero all’interno di un pozzo nelle campagne di Partinico in atteso di ricevere dalla famiglia un riscatto di 300 mila euro.
L’uomo però venne trovato senza vita all’interno dello stesso pozzo, circa un mese dopo il sequestro, a causa degli stenti e dello stress fisico subiti durante la prigionia. Da anni, con caparbietà, l’avvocato della famiglia Bommarito, Cinzia Pecoraro, raccoglie prove ed elementi per dimostrare l’innocenza del proprio assistito e lotta per la riapertura del caso.
A quanto pare, il frutto del suo lavoro sarebbe emerso al punto da far rimettere in discussione gran parte dei riscontri investigativi che portarono all’arresto di Vincenzo Bommaruto, tra cui alcuni reperti, come le cicche di sigaretta trovate nel terreno in cui fu sequestrato Pietro Licari sino al decesso, ed attribuibili a Bommarito; cicche che sarebbero state inquinate dagli investigatori giunti sul posto che, le avrebbero più volte toccate senza guanti, come dimostrerebbero le immagini girate sulla scena del crimine durante le indagini.
Smontato anche il movente su presunti problemi economici di Bommarito, il quale avrebbe sequestrato Licari per questo motivo, mentre la difesa avrebbe dimostrato il contrario. Ma soprattutto, la Procura generale contesta il fatto che l’altro indagato, Giuseppe Lo Biondo, che ha subito collaborato e accusato Vincenzo Bommarito, avrebbe mentito nella sua ricostruzione dei fatti. Infine, anche se dopo l’avvenuta sentenza irrevocabile, oggi si terrebbe pure conto delle lettere che Lo Biondo scrisse a Bommarito in carcere, scusandosi per averlo “ingiustamente accusato”. Per chiedere la scarcerazione di Vincenzo Bommarito, la Procura generale si è rivolta alla corte d’appello di Caltanissetta