Operazione. Talea 2, ricostruite altre estorsioni, 10 ordinanze di custodia cautelare
Dieci persone, di cui otto detenute, sono state raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Sarebbero gli uomini del pizzo a Resuttana e San Lorenzo, due mandamenti colpiti dal blitz Talea dello scorso dicembre. Si tratta di Giuseppe Fricano, Pietro Salsiera, Giovanni Niosi, Salvatore Di Maio, Antonino Siragusa, Antonino Tarallo, Michele Pillitteri e Mario Di Napoli. Erano già tutti detenuti. I due nuovi arresti sono quelli di Antonino Cumbo e Carlo Giannusa. Indagati, ma piede libero, Sergio Napolitano, Luigi Siragusa, Corrado Spataro e Vincenzo Di Maio. Tutti a vario titolo sono accusati di tentata estorsione ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il giudice per le indagini preliminari Annalisa Tesoriere, su richiesta dei pm coordinati dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, ha contestato agli indagati tre estorsioni ai danni dei titolari di una pizzeria, di una polleria, di un bar e di due imprese edili. Attività che venivano taglieggiate per rimpinguare le casse del mandamento mafioso di Resuttana che, fino al suo arresto avvenuto un anno fa, era retto da Mariangela Di Trapani, la moglie di Salvino Madonia, boss di San Lorenzo e fedele alleato di Totò Riina. Ed proprio partendo dall’operazione “Talea” del dicembre 2017 (che insieme alla moglie di Madonia ha portato in cella altri 24 mafiosi di Resuttana) i carabinieri del nucleo investigativo di Palermo hanno continuato ad indagare, grazie anche alle rivelazioni del nuovo pentito Sergio Macaluso e alle denunce delle vittime. Accanto a bar e ristoranti il clan era tornato a prendere di mira gli impresari edili che lavoravano nel territorio di Resuttana. 1.500 euro l’anno in due tranche venivano estorti ai commercianti e dai 50 mila ai 200 mila euro sarebbero state le somme pretese dalle imprese edili. Presunte estorsioni che non tutti i titolari avrebbero confermato e pertanto, nell’ordinanza, vengono ritenuti reticenti. Nonostante ciò, tengono a sottolineare i carabinieri, “nel contrasto al fenomeno del racket ha avuto un importante ruolo l’associazione Addiopizzo, in un consolidato sistema di tutela e di supporto alle vittime”.