Alcamo, violenze alla figlia di 14 anni, genitori condannati
I Coniugi alcamesi che avevano sessualmente abusato della figlia quattordicenne sono stati condannati a pene più pesanti rispetto a quelle richieste dal pubblico ministero. 12 anni e 6 mesi sono stati inflitti dal Tribunale di Trapani ad A.A. di 60 anni e 10 anni ad M.F.P. di 55 anni. Sul primo grava l’accusa di violenza sessuale di gruppo, assieme alla moglie, e di minaccia grave con un coltello, nei confronti di uno dei figli maggiorenni, nell’immediatezza della scoperta della turpe storia confessata dalla ragazzina. La madre è stata invece considerata rea solo per violenza sessuali ai danni della figlia. Il pm aveva invece chiesto 10 anni per l’uomo e 8 anni e sei mesi per la donna. Alla coppia di alcamesi è stata anche tolta la responsabilità genitoriale con l’applicazione delle misure di divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dai figli, fino a due anni dopo l’espiazione della pena detentiva, esclusione dalla successione dei figli, interdizione in perpetuo dai pubblici uffici. L’avvocato Giovanna Melodia, legale della minore vittima delle violenze sessuali dei genitori, ha chiesto per la ragazzina un risarcimento del danno pari a 250.000 euro che comunque non potrà farle recuperare gli aspetti valoriali e personali perduti. I legali di parte civile, Mary Mollica e Caterina Camarda, in rappresentanza rispettivamente dei fratelli della vittima, un 31enne e un 25enne, hanno insistito sul danno da disgregamento del nucleo familiare subito dai loro assistiti. I difensori dei condannati avevano chiesto invece l’assoluzione per la madre e le attenuanti generiche per il padre. Nel primo caso l’avvocato Claudio Pirrone ha ribadito che dagli atti d’indagine non risultasse che la donna, la cui perizia psichiatrica aveva confermato in pieno le sue facoltà di intendere e di volere, partecipasse attivamente alle violenze e che anzi, in molte occasioni, dormiva sotto effetto dei farmaci che usava per l’epilessia. L’avvocato Sebastiano D’Angelo aveva invece chiesto che venisse valorizzata la confessione volontaria del padre, invocando quindi il riconoscimento delle attenuanti generiche. L’orripilante vicenda avrà anche un seguito in sede civile quando verrà quantificato l’ammontare dei risarcimenti: per la ragazzina violentata l’avvocata Melodia aveva chiesto 250mila euro.