Partinico. Arresti per raid razziale: le reazioni di chiesa, politica e scuola

A Partinico alla notizia delle sette persone arrestate dai carabinieri della locale compagnia, non si fanno attendere le reazioni sul nuovo episodio di odio etnico e razziale nei confronti dei sei giovani extracomunitari, ospiti della comunità-alloggio “Mediterraneo”. Una vicenda che ha riportato la cittadina, nell’arco di poco più di un mese, nuovamente e tristemente alla ribalta della cronaca e che fa tanto discutere ovunque: nelle case, nelle piazze, nei locali pubblici. Ad intervenire: istituzioni scolastiche, politiche, ecclesiastiche e semplici cittadini, tutti concordi nel condannare la violenza da qualsiasi parte provenga. “L’odio – dice monsignor Antonino Dolce , vicario generale della Curia di Monreale –non fa parte del bagaglio del cristiano. Gesù lo dice espressamente nel Vangelo di Matteo: “ero forestiero e mi avete accolto e ospitato. Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli lo avete fatto a me”. Bisogna educare alla fratellanza, all’accoglienza, al rispetto dell’altro indipendentemente dal colore della pelle e dalla religione”. Per l’arciprete del paese, monsignor Salvatore Salvia, il problema a Partinico, “non è tanto l’odio razziale, quanto l’emarginazione sociale e culturale” . Pertanto – dice il prelato- “dinanzi alla soluzione di questi vili episodi mi auguro che sia le parrocchie, sia le forze sociali e le varie istituzioni culturali mettano in atto un’associazione educativa per far sì che la crescita a tutti i livelli dia inizio ad un nuovo umanesimo fondato sulla carità, sull’amore, sulla bellezza e sulla cultura. Quanto accaduto mi mette tanta tristezza nel cuore. Nonostante i ripetuti appelli alla conversione, all’educazione, purtroppo si ripetono ancora questi episodi di violenza inaudita. Nella mensa per i poveri della Caritas , attivata a Partinico oltre 10 anni fa, dove c’è la presenza quotidiana di diversi ospiti extracomunitari, non si è mai verificata un’aggressione nei loro confronti”. “ La città di Partinico – afferma il sindaco Maurizio De Luca – non è razzista. In questo paese i cittadini per bene e accoglienti sono la stragrande maggioranza. La violenza non è sopportabile soprattutto nei confronti dei più deboli che siano essi di un colore diverso della nostra pelle. La violenza di genere e soprattutto razziale va assolutamente condannata . Bisogna fare in modo che l’accoglienza rimanga accoglienza e non diventi affare o atre cose. In questa direzione insieme ai Servizi Sociali continueremo i controlli nelle comunità –alloggio presenti nel territorio di Partinico. L’assessorato al ramo ha un grande compito: quello di garantire e vigilare. Tengo molto al rispetto delle regole e sono convinto che la preziosa presenza delle forze dell’ordine nel nostro territorio, in questo caso dei carabinieri, è assolutamente una grande risorsa”. Non meno incisiva la dichiarazione della preside del liceo scientifico e classico Chiara Gibilaro. “Questa recrudescenza di odio razziale per cui Partinico è venuta alla ribalta della cronaca – dice la dirigente scolastica – ci fa riflettere sul fatto che è sempre più necessario lavorare per migliorare il livello socio-culturale, soprattutto in chi mostra carenze educative. La scuola proseguirà senza sosta e senza alcun rallentamento nella sua azione formativa , volta più che all’integrazione, all’educazione dei soggetti socialmente più deboli della nostra comunità”. Tanti anche i commenti di semplici cittadini . “ Questo clima di tensione – dice Nunzio, un giovane partinicese – non fa bene a nessuno e spesso a pagarne le spese sono i giovani extraconunitari , che fra l’altro vengono schiavizzati e sottopagati lavori nei campi” . Di “odio razziale che ci riporta all’America degli anni 50” parla, invece, Michela una casalinga del luogo. Duro –infine- il commento su Facebook di un giovane, riferito agli aggressori: “Perché sono razzisti e con il clima attuale si sentono autorizzati a uscire dalle fogne , un po’ come le blatte durante l’estate”. Stiamo vivendo -scrive un altro giovane sui social – un periodo di decadimento culturale che ha queste conseguenze. Mi preoccupa la consapevolezza che ancora non abbiamo visto niente”.

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