Partinico, una denuncia a piede libero per il pestaggio di un senegalese
Nega ogni addebito, l’operaio 34enne di Partinico con piccoli precedenti penali che, giovedì scorso, avrebbe insultato e picchiato, insieme ad altre persone, Khalifa Dieng un ragazzo senegalese che lavora servendo ai tavoli in un bar del paese. G. B. queste le iniziali del presunto aggressore, interrogato per circa tre ore dai carabinieri della compagnia di Partinico che, lo hanno identificato, rintracciato e portato in caserma, avrebbe raccontato ai militari di avere alzato un po’ il gomito con qualche birra di troppo, di avere assistito ad una rissa, ma di non avervi preso parte e quindi, di non avere aggredito il giovane migrante. Gli elementi però raccolti dagli investigatori, sia dalla vittima del pestaggio che da altri testimoni che hanno assistito all’accaduto, hanno fatto scattare nei suoi confronti la denuncia a piede libero per lesioni aggravate dall’odio razziale. Khalifa Dieng, ospite della comunità alloggio Sympatheia, quel giorno era arrivato in piazza Santa Caterina, nel bar in cui lavora, a bordo di una bici, insieme ad un amico, quando qualcuno ha iniziato ad urlargli contro: “Vattene nel tuo paese, sporco negro”. Una palese provocazione a cui il richiedente asilo non avrebbe risposto. Fatto sta, che, nel giro di pochi minuti la situazione sarebbe degenerata. Secondo gli inquirenti, l’uomo denunciato, dagli insulti sarebbe passato alle mani, aggredendo il senegalese insieme ad altre persone che si sarebbero aggregati a lui per pestare il migrante con pugni, calci e spintoni. Mentre qualcuno chiedeva agli xenofobi di smetterla ed urlavano a Dieng di scappare, la vittima del pestaggio sarebbe riuscito a divincolarsi e a raggiungere l’ospedale, dove è arrivato con ferite alla bocca e all’orecchio giudicate guaribili in 7 giorni. L’episodio ha inevitabilmente scosso la società civile e parte delle istituzioni. L’Arcidiocesi di Monreale, nel porgere la solidarietà al giovane vittima dell’odio razziale, condanna fermamente quanto è indegno di un popolo che si professa cristiano. A tal proposito, l’Arcivescovo Mons. Michele Pennisi dice che l’atteggiamento dei cristiani, degli uomini e delle donne di buona volontà in Sicilia è generalmente caratterizzato da uno stile di accoglienza e di integrazione nel territorio e nella nostra cultura. “Bisogna lavorare moltissimo sull’educazione – conclude l’alto prelato – sulla cultura dell’incontro, prima ancora del semplice accogliere, oggi è fondamentale creare una cultura dell’accoglienza, correlata alla cultura della mondialità, per creare una globalità umanizzata ed umanizzante”. Alle parole del Vescovo fanno eco le parole dell’Azione Cattolica diocesana di Monreale che non vuole rimane indifferente di fronte a questa notizia di cronaca dove l’odio e lo scontro prendono il sopravvento. È per questo che ai continui discorsi che fanno leva su difesa e chiusura nei confronti del “diverso” o dello “straniero”, sceglie quello della conoscenza, continuando ad impegnarsi nell’educazione al dialogo e all’apertura seguendo la scuola del Vangelo, che porta all’incontro fraterno. Ieri mattina, infine, a nome dell’Arcivescovo Pennisi, il Vicario Foraneo di Partinico Mons. Salvatore Salvia si è recato a fare vista al Giovane senegalese nella struttura di accoglienza in cui risiede.