Monreale, cimitero degli orrori di San Martino delle Scale oggetto di una class action
Revocato l’obbligo giornaliero di firma per Erminia Morbini. Il Giudice per le Indagini preliminari del tribunale di Palermo, Filippo Lo Presti, in parziale accoglimento della istanza di revoca della misura cautelare in precedenza imposta, presentata dal legale Salvino Caputo, ha revocato l’obbligo di presentazione giornaliera, per la firma, imposta nei confronti di Morbini Erminia Morbini, indagata nell’ambito dell’inchiesta sul cimitero degli orrori di San Martino delle Scale. Per la donna resta comunque il divieto di dimora a San Martino delle Scale. Intanto per il 15 giugno il Tribunale per il riesame di Palermo esaminerà le richieste di revoca o modifica della misura cautelare presentata nei confronti di tutti gli altri indagati. Erminia Morbini, settantacinquenne, è la moglie di Giovanni Messina, l’uomo che sarebbe stato a capo della banda che aveva preso le redini del cimitero, estromettendo dalla gestione l’Abbazia dei Benedettini. Ad Erminia Morbini, secondo gli inquirenti, veniva demandato dal marito il lavoro di falsificazione delle scritture private, dei certificati di morte e di tutte le pratiche di sepoltura all’interno del camposanto della frazione monrealese. Il suo ruolo sarebbe stato fondamentale all’interno dell’organizzazione che gestiva il cimitero. Alla stessa donna era stato anche intestato il contatore Enel installato all’interno del cimitero, poi volturato nuovamente all’Abbazia dei Benedettini. Intanto, a San Martino delle Scale si assiste ad un continuo andirivieni di gente alla caserma dei carabinieri per presentare denunce. Gli interessati starebbero valutando l’ipotesi di avviare un’azione collettiva perché in essi è maturata la paura che sotto quelle tombe potrebbero non esserci più i resti mortali dei propri cari. Tra loro ci sono anche persone che avrebbero sborsato 5 mila euro per assicurarsi un posto nella necropoli.