Voto Connection: in manette l’ex deputato regionale Salvino Caputo (Video)
Con l’accusa di voto di scambio è finito in manette l’ex parlamentare siciliano ed ex sindaco di Monreale Salvino Caputo. Attuale dirigente di “Noi con Salvini” e commissario straordinario per i comuni della provincia di Palermo del movimento leghista durante le elezioni della scorsa primavera, è stato sottoposto agli arresti domiciliari dai carabinieri del comando provinciale su proposta della procura di Termini Imerese. Stesso provvedimento anche per il fratello, Mario Caputo, pure lui avvocato, candidato non eletto durante le ultime elezioni dell’Ars nelle liste del movimento “Noi con Salvini” e per Benito Vercio, 62enne, ritenuto un procacciatore di voti nella zona del termitano. Sono venti le persone indagate nell’inchiesta avviata nell’aprile del 2017 a seguito di un esposto anonimo che mette in subbuglio “il carroccio”. Tra questi il coordinatore del movimento leghista in Sicilia occidentale Alessandro Pagano neo eletto alla Camera, a cui la Procura di Termini Imerese ha chiesto l’autorizzazione ad utilizzare le intercettazioni emerse nei suoi confronti. Consenso che, attraverso il suo legale, l’avvocato Nino Caleca, Pagano avrebbe dato, affermando di “avere operato sempre in difesa dei principi di legalità e correttezza”. Coinvolti pure l’assessore comunale alla Pubblica istruzione di Termini Imerese, Loredana Bellavia, il consigliere comunale Michele Galioto e dipendenti comunali fra i quali Agostino Rio, bibliotecario arrestato nei mesi scorsi con l’accusa di assenteismo. Nel corso delle indagini, la Procura diretta dal partinicese Ambrogio Cartosio, avrebbe accertato “dodici episodi di compravendita di voti in cambio di promesse di posti di lavoro o altre utilità, come il sostegno per il superamento del test di accesso al corso di scienze infermieristiche “. L’inchiesta condotta dai carabinieri del comando provinciale diretto da colonnello Antonio Di Stasio si riferisce alle Regionali del novembre 2017, in cui era candidato Mario Caputo detto Salvino, un chiaro riferimento al fratello più celebre. La misura cautelare è stata applicata agli indagati per il reato di “attentato contro i diritti politici del cittadino” per avere determinato, con l’inganno, gli elettori all’esercizio del loro diritto politico in senso difforme dalla loro volontà. In pratica, secondo gli investigatori, gli indagati avrebbero fatto in modo che, a fronte della candidatura all’ARS di Mario Caputo, il corpo elettorale venisse orientato a pensare che il proprio voto servisse a sostenere la candidatura del fratello, Salvino Caputo, quest’ultimo incandidabile ai sensi della “Legge Severino” e secondo quando stabilito dal codice di autoregolamentazione dei partiti, deliberato dalla Commissione Parlamentare Antimafia. Durante la campagna elettorale, avrebbero attivato una serie di meccanismi volti a trarre in inganno gli aventi diritto al voto. In particolare, sia i manifesti elettorali che i volantini distribuiti recitavano solo il cognome del candidato “CAPUTO” (omettendo qualsiasi effige fotografica) e, nella lista, Mario Caputo avrebbe fatto aggiungere al proprio nome il falso appellativo di “detto Salvino”, con il quale era invece conosciuto l’incandidabile fratello Salvatore. Inoltre, in numerosi comuni della provincia di Palermo Salvino Caputo si sarebbe presentato al corpo elettorale come se fosse lui il reale candidato e, non il meno conosciuto fratello Mario. Pertanto, secondo gli inquirenti, lo scorso 5 novembre gli elettori si sarebbero recati alle urne convinti di avere espresso la propria preferenza per Salvino Caputo. Nel 2013 Salvino Caputo era stato costretto a lasciare l’Assemblea regionale siciliana dopo che nei suoi confronti era divenuta definitiva una condanna ad un anno e cinque mesi per tentato abuso d’ufficio, avendo cercato di fare annullare alcune multe quando era sindaco di Monreale, sanzioni che avevano raggiunto l’allora arcivescovo Salvatore Cassisa ed alcuni assessori.
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