Presunto voto di scambio, chiesta archiviazione per Ferrandelli
Tredici mesi dopo l’interrogatorio di Fabrizio Ferrandelli c’è la richiesta di archiviazione dell’inchiesta per voto di scambio politico-mafioso.
A raccontare che Ferrandelli aveva comprato un pacchetto di preferenze era stato il boss del Borgo Vecchio Giuseppe Tantillo. Non sono stati trovati riscontri alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia giudicato credibile in altre inchieste. Senza riscontri, però, la sua pregressa attendibilità non basta. Adesso sarà il giudice per l’udienza preliminare a stabilire se archiviare o meno il caso.
È sulle amministrative del 2012 che si concentrarono i pubblici ministeri Salvatore De Luca, Sergio Demontis e Caterina Malagoli. Sono stati loro a raccogliere le confessioni di Tantillo. Il reato contestato era il 416 ter del codice penale, previsto per chi promette soldi o altre utilità in cambio di voti.
Giuseppe Tantillo, che assieme al fratello Domenico guidava la famiglia mafiosa del popolare rione, sosteneva di avere incontrato il candidato a sindaco durante la campagna elettorale. Un incontro nel quale avrebbe ricevuto sette mila euro. C’era anche la storia di un concerto del cantante Gianni Vezzosi. Era l’aprile del 2012. Da Ferrandelli, secondo il pentito, sarebbero arrivati i soldi per organizzare l’esibizione in pizza. Sul palco campeggiavano i suoi manifesti elettorali.
Nessun incontro con Tantillo e l’organizzazione del concerto fu trasparente. Ferrandelli respinse le accuse nel corso dell’interrogatorio. Avrebbe potuto avvalersi della facoltà di non rispondere quando ricevette l’avviso di garanzia. Al contrario si presentò in Procura con carte e documenti alla mano, spiegando pure che nei seggi del Borgo Vecchio aveva raccolti pochi voti.
Per un’inchiesta che si avvia verso la chiusura, ne resta in piedi un’altra. Ed è quella che riguarda le elezioni del 2016 in cui Ferrandelli tornò a sfidare, senza fortuna, Leoluca Orlando. L’indagine sarebbe partita dalla V circoscrizione “Borgo Nuovo – Uditore Passo di Rigano – Noce – Zisa”. In particolare, dalle liste legate direttamente a Ferrandelli e poi gli accertamenti si sono estesi a quelle della coalizione. I magistrati hanno fatto sequestrare la documentazione delle liste “per effettuare i necessari accertamenti in ordine all’autenticità delle firme raccolte, anche al fine di procedere ad eventuali comparazioni grafiche”.
Anche su questo fronte il politico era stato categorico: “Non capisco che ruolo avrei potuto svolgere non occupandomi io della documentazione relativa alla presentazione delle liste”, disse allora Ferrandelli che adesso non rilascia alcuna dichiarazione, né per la prima né per la seconda inchiesta, nella quale non è indagato.
fonte Repubblica