Pensionato di Carini provocò una serie di incidenti in pochi minuti, il perito: “black out mentale”
Cinque incidenti in pochi minuti. Nell’ultimo tragico impatto uccise un motociclista. Umberto Virgilio aveva 45 anni quando perse la vita in corso Calatafimi a Palermo.
Sotto processo c’è il settantenne Alfonso Di Miceli di Villagrazia di Carini Il giudice per l’udienza preliminare Fabrizio Anfuso ha accolto la richiesta di abbreviato condizionato alla testimonianza di un consulente. Un perito incaricato dal legale dell’imputato, l’avvocato Ennio Tinaglia, sostiene che l’anziano automobilista in quel maledetto giorno di giugno di due anni fa ebbe una momentanea perdita di coscienza.
Dieci minuti di black out cerebrale dovuto a piccoli episodi di ischemia in rapida successione. Oggi non ricorderebbe nulla di quanto accaduto eppure al volante della sua Mercedes seminò il panico per le strade nella zona di corso Calatafimi.
Tamponò due macchine, si scontrò con un camion e infine travolse la Vespa su cui viaggiava Virgilio. Di Miceli si difende sostenendo di non avere capito e di non ricordare ciò che accadde quel maledetto 20 giugno 2016. Non è solo una tesi difensiva però perchè gli incidenti provocati due anni fa furono numerosi, in serie e nel giro di pochi minuti. Per questo – come riporta il Giornale di Sicilia – è stata accolta la tesi del suo legale che insieme al consulente Filippo La Seta, sostengono la l’ipotesi del corto circuito mentale. Tradotto in soldoni, l’uomo sarebbe stato incapace di intendere e di volere, che farebbe venire meno l’imputabilità e porterebbe all’assoluzione.
Dieci, quindici minuti: tanto durò la perdita di controllo da parte Di Miceli che da Carini, a bordo della sua Mercedes, doveva andare nella zona di Piazza Croci, in cui lavorava il figlio. Perse l’orientamento e finì nella zona di Corso Calatafimi.
I testimoni che hanno assistito agli incidenti hanno descritto un uomo che si comportava come un automa. Provocava gli incidenti e proseguiva dritto come su nulla fosse successo. Fino a quando mentre cercava di andare via dopo l’ultimo impatto, un soccorritore gli tolse le chiavi dal quadro della macchina.
Di Miceli non aveva né bevuto, né consumato droghe. Da qui l’ipotesi dell’incoscienza.