Un suicidio a Capaci fece scattare l’inchiesta: una condanna per droga

Al presunto traffico di cocaina, del valore di almeno 100 mila euro, si è arrivati partendo da una vicenda tragica: il suicidio di un giovane avvenuto a Capaci il 6 aprile del 2014. Da quella morte infatti, si sarebbe risaliti ai presunti fornitori della vittima, che l’avrebbero anche taglieggiata, trattenendo la sua macchina finché non avrebbe pagato i suoi debiti.

Ieri pomeriggio proprio per lo smercio di cocaina e per l’estorsione – come riporta il Giornale di Sicilia- è stato condannato con il rito abbreviato, Gioacchino Meli, originario dello Zen. Sei anni di carcere e ventimila euro di multa è la pena inflitta dal gup Nicola Aiello, che ha contestualmente rinviato a giudizio per gli stessi reati Carmelo Meli, Nicola Messina e Nicola Moncada. Stessa decisione per un quinta imputata, Loredana Villafrati, che dovrà rispondere solo di favoreggiamento. Per loro il processo inizierà l’8 maggio.

La sera del 6 aprile di quattro anni fa, un giovane di 24 anni, si impicca nella sua casa di Capaci. I carabinieri decidono di sentire i suoi familiari per chiarire i contorni della sua vicenda e dal loro racconto emergono sia i problemi di droga del ragazzo ma anche i problemi con i suoi fornitori. La compagna in particolare fornisce il soprannome degli spacciatori che poi successivamente riconoscerà in fotografia.
La donna ha raccontato che il giorno del suicidio, il giovane avrebbe avuto una crisi di astinenza e che era disperato perchè aveva maturato un debito di 100 mila euro. I fornitori gli sequestrarono la macchina. Il giovane dunque non sarebbe riuscito a procurarsi la droga, quella di cui quella sera aveva bisogno. Non vedendo vie d’uscita ha deciso di farla finita.

Con le indagini si è riusciti a risalire ai pusher dello zen. In particolare vicino all’abitazione di Gioacchino Meli sarebbe stata ritrovata l’auto sottratta. Visto il debito di 100 mila euro, la Procura contesta a quattro di loro di avergli venduto droga per lo stesso valore, oltre al reato di estorsione per la vettura sequestrata.

Dopo la chiusura delle indagini solo Meli ha chiesto il rito abbreviato, per ottenere, in caso di condanna – come è avvenuto – una riduzione di un terzo della pena, 6 anni di carcere. Per gli altri invece che hanno preferito il rito ordinario il processo inizierà a maggio.

fonte Giornale di Siciia

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