Omicidio Tocco, chiesti trent’anni per Salvatore Gregoli: “era uno dei finti agenti”
Avrebbe avuto un ruolo chiave, Salvatore Gregoli, detto “il rullo” ritenuto un mafioso di Santa Maria di Gesù. E’ accusato di essere uno dei responsabili dell’omicidio di Giampiero Tocco. Era il 26 ottobre del 2000: Toccò, macellaio di Terrasini, sparì col metodo della lupara bianca dopo essere stato rapito davanti alla figlia di sei anni.
Ad agire un commando di finti poliziotti: l’accusa sostiene che ne facesse parte anche proprio Salvatore Gregoli e ieri il pm Roberto Tartaglia – come riporta il Giornale di Sicilia – ha chiesto per lui 30 anni di carcere.
Il processo si svolge col rito abbreviato, davanti al Gup Fabrizio Molinari: non è stato proposto l’ergastolo perchè Gregoli risponde di un solo reato e dunque lo sconto di pena è possibile. L’11 maggio la replica della difesa.
Un posto di blocco in piena regola, ma assolutamente falso, fu l’inizio della fine per Tocco, sospettato di aver avuto un ruolo nella scomparsa di Peppone Di Maggio, figlio del boss di Cinisi Procopio, scomparso pochi giorni prima di Tocco.
Il sospetto, sia per i mafiosi che per gli investigatori, era di un possibile tradimento di Tocco o che comunque il macellaio sapesse qualcosa: per questo fu piazzata una microspia nell’auto dell’uomo e fu così che le fasi del sequestro vennero ascoltate dagli impotenti carabinieri.
Quatto uomini, con finte pettorine della polizia e il lampeggiante blu, fermarono Tocco ma in auto c’era pure la bambina. Tocco si rese conto di non avere di fronte dei veri agenti ma decise di seguirli a patto che non facessero del male alla figlia.
Rimasta sola in lacrime e disperata, la bimba chiamò al cellulare la mamma, ma quando arrivarono i carabinieri era troppo tardi.
Di Tocco non furono mai trovati i resti. A sequestro avvenuto, l’imputato rimase anche nella casa di Torretta dove il commerciante fu prima torturato e poi ucciso. All’interrogatorio prese parte anche il boss di Tommaso Natale Salvatore Lo Piccolo, già giudicato a parte e condannato all’ergastolo. Lo Piccolo cercò di capire personalmente chi avesse ucciso il figlio di Procopio Di Maggio, suo alleato.