Omicidio Concetta Conigliaro, la Cassazione conferma 20 anni di carcere per il marito

La Cassazione ha confermato la condanna a 20 anni di reclusione nei confronti di Salvatore Maniscalco, accusato dell’omicidio della moglie, Concetta Conigliaro, la casalinga di San Giuseppe Jato, sparita il 9 aprile del 2014, i cui resti vennero ritrovati a giugno del 2015 nelle campagne di San Cipirello. Nessun sconto di pena neanche per il cugino di Maniscalco, Antonino Caltagirone, accusato di concorso nella distruzione del cadavere. Lui dovrà finire di scontare i 4 anni e 8 mesi inflittigli in appello. Nonostante Salvatore Maniscalco, forse sperando in qualche attenuante, avesse sostenuto che nella vita quotidiana veniva vessato continuamente e picchiato dalla moglie, la prima sezione della Corte Suprema è stata irremovibile per la brutalità dell’assassinio della donna, commesso in presenza di una delle figlie piccole e, ancora più macabra la fine del corpo di Concetta, fatto a pezzi e bruciato. Sulle modalità dell’omicidio Maniscalco, arrestato pochi mesi dopo la scomparsa della moglie, ha cambiato molte volte la versione dei fatti, dicendo alla fine che la moglie fosse morta sbattendo la testa dopo l’ennesima lite in casa e che lui, solo per paura, avrebbe deciso di disfarsi del corpo bruciandolo e trasportandolo in campagna con l’aiuto di Antonino e Vincenzo Caltagirone. Quest’ultimo, condannato a 3 anni di reclusione in primo grado, venne assolto in appello scansandosi il ricorso in Cassazione. I resti di Concetta Conigliaro vennero ritrovati in un bidone su indicazione dello stesso Maniscalco. La decisione della Cassazione conferma anche i risarcimenti dovuti ai parenti della vittima che si sono costituiti parte civile.

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