Corleone, “incandidabile” l’ex sindaco Savona, due ex assessori ed un ex consigliere
A distanza di due anni dallo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Corleone, la sezione civile del tribunale di Termini Imerese ha dichiarato non candidabile l’ex sindaco Lea Savona, gli ex assessori Ciro Schirò e Carlo Vintaloro e l’ex consigliere comunale Cristoforo Di Miceli. Nella stessa sentenza, come pubblica oggi il Giornale di Sicilia, i giudici Angelo Piraino, a latere Laura di Bernardi e Teresa Ciccarello, hanno respinto la domanda di incandidabilità, a suo tempo inoltrata dall’allora Ministro dell’Interno Angelino Alfano, nei confronti di tutti gli amministratori e i consiglieri comunali in carica dal maggio 2012 all’agosto del 2016. Tra questi vi rientravano l’ex vicesindaco Mario Lanza, gli ex assessori Vincenzo Macaluso, Giovanni Rifogliuso e Giuseppe Giandalone, l’ex presidente dell’assemblea civica Stefano Gambino e gli ex consiglieri comunali Vincenzo Labruzzo, Gaetano Lupo e Paolo Provenzano; quest’ultimo coinvolto solo per una questione di omonimia. Tutti loro, dopo aver fatto ricorso alla sezione civile del tribunale di Termini Imerese che, si è pronunciato ieri, sono riusciti a liberarsi dalle scure che pendeva sul loro operato e, alle prossime amministrative, saranno liberi di riproporre le proprie candidature. Lo scioglimento delle cariche elettive nel comune di Corleone, risale al 10 agosto del 2016. Un iter avviato dopo un’ispezione prefettizia che era stata inviata nel mese di gennaio dello stesso anno. L’ex primo cittadino respinse ogni addebito, ma dalle indagini sarebbero emerse presunte anomalie su gare d’appalto ed amicizie con personaggi considerati vicini alla mafia. Tant’è che, sia Lea Savona che Vincenzo Labruzzo, finirono indagati per abuso d’ufficio per la partecipazione dell’ente locale ad una fiera a San Pietroburgo, ma poi prosciolti dalle accuse. I legali degli ex amministratori e consiglieri comunali dichiarati non candidabili, annunciano ulteriori ricorsi, fiduciosi di poter ribaltare l’attuale dispositivo del tribunale.