Carini, uccise il padre a coltellate, pena ridotta da 15 a 10 anni
La corte d’assise d’appello ha ridotto da quindici a dieci anni la condanna inflitta in primo grado nei confronti di Stefania Bologna, la quarantenne di Carini che il 18 novembre del 2015, uccise con 12 coltellate il padre settantenne Francesco, nella loro casa di Corso Garibaldi. I giudici hanno escluso l’aggravante della premeditazione, ma hanno confermato la capacità di intendere e di volere della donna. La difesa, infatti, nel secondo grado di giudizio, ha tentato di ottenere l’assoluzione dell’assistita, sulla base del riconoscimento dell’infermità mentale, totale o parziale, forte di una consulenza e di un diario clinico dal quale emergerebbe la precaria lucidità di Stefania Bologna che, dal 2001 al 2015, venne ricoverata undici volte per problemi psichici. La donna, infatti, prima di commettere l’omicidio del padre, era in cura presso il servizio di salute mentale di Carini. Attualmente è reclusa nell’ex carcere psichiatrico di Barcellona Pozzo di Gotto, dove più volte avrebbe tentato il suicidio. I giudici della Corte d’Assise d’appello, però, gli hanno concesso solo l’attenuante della mancata premeditazione, da qui la riduzione della pena, di ben 5 anni rispetto a quella stabilita dal Gup in primo grado nel processo celebrato con rito abbreviato. Stefania Bologna, raccontò agli investigatori di avere avuto una vita d’inferno, contraddistinta da divieti, liti furiose con il padre, continue urla e quella voglia di evadere che sarebbe stata soffocata giorno dopo giorno. “Non sopportavo più i suoi ricatti, le sue angherie” – disse ai carabinieri della compagnia di Carini, intervenuti sul posto pochi minuti dopo aver ucciso il padre al culmine di una lite, nata dal rimprovero del genitore per aver trascorso troppo tempo al computer. Stefania aveva manifestato la sua scontentezza anni fa ai genitori quando con loro abitava allo Zen. Lì non voleva stare e nemmeno nelle case popolari di Carini dove il padre aveva trovato una sistemazione per allontanarla dalla città e farle cambiare aria. Qui aveva tentato il suicidio cercando di lanciarsi dal balcone. Liti continue, urla, fino a quando la famiglia si è trasferita in via Garibaldi, nel pieno centro storico di Carini. Secondo la ricostruzione della Procura, la mattina del 18 novembre del 2015, Francesco Bologna avrebbe staccato la connessione internet dalla loro abitazione, proprio per impedire alla figlia di collegarsi e perdere tempo sui social. Dopo l’ennesima lite tra i due, la donna, così come confessò, nascose un coltello sotto un cuscino ed uscì di casa. Al suo rientro, dopo pranzo, ha aspettato che il padre si addormentasse per la siesta pomeridiana. Così, intorno alle 16,30, ha trovato il coraggio di prendere il coltello e di ferirlo con 12 fendenti in varie parti del corpo, fino ad ucciderlO.