Regione, Musumeci stanzia 113 milioni per i comuni
Il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, ha firmato il suo primo decreto, che prevede l’approvazione del Piano di riparto del Fondo per gli investimenti dei Comuni per l’anno 2017. Il provvedimento dispone l’erogazione di 113 milioni di euro agli Enti locali e sarà pubblicato nella prossima edizione della Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana.
«Al momento del mio insediamento – sottolinea Musumeci – ho assicurato che i Comuni sarebbero stati una priorità per l’amministrazione regionale. Mi fa piacere che il primo decreto riguardi gli Enti locali ma, dopo la formazione della Giunta, dovremo necessariamente avviare nuovi e più corposi interventi. Ai sindaci dell’Isola – conclude Musumeci – va il mio personale e rinnovato sentimento di gratitudine per essere i primi nella trincea del confronto con i cittadini».
Per quanto riguarda, il decreto, sono fondi provenienti dal Dipartimento della programmazione deliberati e ripartiti dalla Conferenza delle Autonomie locali che si era svolta a ottobre scorso. Si era in una prima fase stabilita la griglia dei criteri. Adesso sono arrivate le risorse con la relativa copertura.
La prima distinzione che viene fatta nel decreto riguarda i Comuni con popolazione al di sotto dei 5mila abitanti per i quali complessivamente viene prevista una cifra di 15.326.180,51 euro e quelli con popolazione al di sopra dei 5mila a cui vanno 97.673.819,49 euro.
Musumeci intanto interviene sulle indagini che nei giorni immediatamente successivi al voto hanno coinvolto diversi deputati appena eletti e sulle infiltrazioni mafiose nelle istituzioni. Per risolvere il problema della mafia “abbiamo il dovere di passare dalle parole ai fatti – dice il Presidente della Regione. “Credo che alcune norme vadano modificate, per esempio quelle che riguardano lo scioglimento dei comuni per infiltrazioni mafiose e quelle che riguardano i cosiddetti impresentabili”. “Non basta il codice penale – ha aggiunto il governatore – non bastano le leggi dello Stato vigenti, compresa la legge Severino, serve un codice etico con poteri sanzionatori, altrimenti non renderemo mai impermeabili le istituzioni alle pressioni esterne, di qualunque tipo siano”.