Mafia, la Procura di Venezia ipotizza incontri sospetti di Riina jr
Salvo Riina non avrebbe mai smesso di avere atteggiamenti e frequentazioni più che sospette”. Per questo motivo, il figlio del capo dei capi sepolto ieri a Corleone, sebbene autorizzato a vedere il padre morto a Parma e a partecipare alle sue esequie in Sicilia, deve subito tornare a Padova dove ormai vive dal 2011.
Così come riporta oggi il Giornale di Sicilia, nei prossimi giorni, il tribunale di sorveglianza di Venezia, terrà un’udienza in cui dovrà decidere se, aggravare o meno, nei suoi confronti, la misura della libertà vigilata.
Sulla base di informazioni arrivate anche dai colleghi di Palermo, la Direzione distrettuale antimafia veneta, avrebbe più volte pizzicato Salvo Riina in incontri con persone di origine siciliana sospette che, non avrebbe dovuto vedere, considerando il soggetto tutt’altro che lontano dall’ambiente mafioso.
In questo momento il quarantenne è in libertà vigilata: adesso rischia misure semidetentive. Perché con la morte del padre, Riina junior potrebbe diventare un punto di riferimento per i mafiosi.
Salvo Riina si è trasferito a Padova sei anni fa, città dove lavora in una comunità che aiuta persone in difficoltà, in regime di sorveglianza speciale, dopo aver finito di scontare la condanna ad otto anni per associazione mafiosa. Lo scorso mese di giugno si era visto negare la richiesta di lasciare Padova per raggiungere il padre malato. In quel caso il tribunale di sorveglianza lo definì ancora “socialmente pericoloso”. La libertà vigilata a cui è sottoposto, scaduta a metà ottobre, gli è stata prorogata proprio per la sua pericolosità sociale.
Intanto, Facebook ha chiesto scusa alla famiglia di Totò Riina per aver rimosso messaggi di condoglianze postate sul social network dopo la morte del boss. Una portavoce del social network ha spiegato che erano stati eliminati per errore e che adesso sono stati ripubblicati. I post di condoglianze alla famiglia Riina sono stati rimossi dopo che, alcuni utenti, si erano sono lamentati. Secondo le linee guide della piattaforma creata da Mark Zuckerberg, è vietato postare contenuti che sostengono gruppi criminali, terroristi o persone coinvolte nel crimine organizzato, così come i loro leader. Dopo la morte di Totò Riina, i profili della figlia Maria Concetta e di suo marito Antonino Ciavarello, sono stati sommersi da messaggi di condoglianze, ma anche da insulti per i crimini commessi.