Partinico. Liberjato resta fuori dall’antiracket, Tar respinge il ricorso
Il Tribunale Amministrativo di Palermo ha respinto il ricorso avanzato dall’associazione antiracket e antiusura “Liberjato” di Partinico contro la Prefettura, per l’annullamento (previa sospensione dell’efficacia) del decreto di cancellazione dall’elenco prefettizio dell’organismo per presunte infiltrazioni mafiose. A motivare l’ordinanza di rigetto dell’istanza cautelare, la considerazione che “non è consentito al giudice amministrativo entrare nel concreto delle valutazioni di merito di esclusiva competenza dalla Prefettura. Valutazioni di per sé insindacabili in sede di giurisdizione di legittimità”. I giudici amministravi nel loro pronunciamento hanno rilevato che il ricorso avanzato da Liberjato non era supportato da adeguato “fumus boni juris” in quanto l’ampia motivazione del provvedimento con cui la prefettura (lo scorso mese di luglio ndr) ha cancellato Liberjato dall’albo delle associazioni antiracket, è basata, come si evince dalla stessa motivazione, sul richiamo a una molteplicità di decisioni del giudice penale e informative interdittive della stessa prefettura che sostengono adeguatamente la valutazione altamente discrezionale di condizionabilità mafiosa dell’associazione ricorrente”. Il Tar ha altresì evidenziato che nell’articolata motivazione del provvedimento prefettizio, si è fatto riferimento alla circostanza che “il gruppo interforze che ha condotto le indagini, aveva ritenuto che la compagine sociale e amministrativa di Liberjato presentava “preoccupanti” aspetti di contiguità con soggetti giudizialmente riconosciuti appartenenti a cosa nostra o a essi collegati a vario titolo che pregiudicavano la credibilità e l’affidabilità morale dell’associazione in quanto chiamata ad operare nel delicato campo dell’assistenza alle vittime dell’usura”. In particolare è stata stigmatizzata la “partecipazione all’associazione Liberjato dei figli dell’imprenditore partinicese Giuseppe Amato che sono stati destinatari di una serie di informative interdittive “fondate proprio sull’ingerenza del padre nella gestione delle loro impresa”. Giuseppe Amato, ritenuto vicino alla famiglia mafiosa dei Fardazza, da tempo però si è dichiarato fuori da cosa nostra . Ha denunciato e fatto condannare un esattore del pizzo, in aula disse: “ ho deciso di cambiare vita”. Adesso, l’ordinanza del Tar di rigetto della richiesta di sospensiva dell’interdittiva avanzata da Liberjato. L’associazione rappresentata e difesa dall’avvocato Andrea Dell’Aira del foro di Palermo, preannuncia ricorso al Cga contro l’ordinanza del Tar, parlando “di inevitabilità del provvedimento di impugnazione”. Le denunce di Liberjato –sottolinea il legale- hanno condotto anche ad importanti arresti di personaggi della criminalità organizzata, il suo presidente Francesco Billeci è parte civile costituita nel processo “Kelevra”; il suo cane è stato ucciso dalla mafia ed ha ricevuto pressioni e minacce perché impegnato sul fronte antiracket. Anche il legale dei fratelli Amato, l’avvocato Nicola De Gaetano ricorrerà al consiglio di giustizia amministrativa.