Operazione Back door, gli arresti frutto di denuncia dell’ex direttore della galleria Portobello

E’ stata la clamorosa denuncia di un Direttore commerciale, che non ha voluto rendersi complice nella mala gestione di un bene confiscato, a consentire alla Guardia di Finanza e alla Procura di Palermo di arrestare l’imprenditore Giuseppe Ferdico, i suoi complici Francesco Montes, Pietro Felice e Antonio Scrima, detto Fabio, nonché l’amministratore giudiziario Luigi Miserendino. L’intervento indebito attraverso prestanomi di Giuseppe Ferdico, nella gestione del centro commerciale Portobello di Carini che gli era stato confiscato, avveniva sfacciatamente alla luce del sole tant’è che l’ex Direttore commerciale, peraltro destinatario di richieste estorsive, non trovando l’appoggio dell’Amministratore Giudiziario, decise di rivolgersi all’associazione antiracket LiberoFUTURO di Palermo e Castelvetrano che, naturalmente, lo accompagnarono a denunciare. L’ex manager, infatti, il 18 aprile dello scorso anno, così come si evince pure dalle intercettazioni della Guardia di Finanza, avrebbe consegnato 500 euro ad Antonio Scrima, anche se la somma gli sarebbe stata inizialmente richiesta da Pietro Felice. Una tangente che sarebbe stata pretesa sulle somme liquidate dall’amministratore giudiziario, Luigi Miserendino, alla vittima. L’ex direttore della struttura ha sganciato i soldi, ma subito dopo avere ammonito gli estorsori, che non avrebbe avuto più denaro da elargire a nessuno, ha denunciato tutte le irregolarità, facendo scattare gli arresti. Peraltro, la cifra estorta sarebbe finita anche al centro di una contesa tra Pietro Felice e Antonio Scrima; quest’ultimo si sarebbe incassato la somma richiesta da Felice, approfittando di un suo ricovero in ospedale. L’operazione Back door – scrive in una nota Libero Futuro – chiude un’indagine durata oltre un anno e dimostra la fondatezza delle accuse fatte dal nostro assistito. Un’altra pagina oscura per le misure di prevenzione ma anche una vittoria per lo Stato che – conclude l’associazione antiracket – con l’aiuto degli imprenditori onesti e coraggiosi riesce ad intervenire con successo”. Intanto emergono nuovi dettagli sull’inchiesta Back Door, soprattutto intercettazioni che avvalorano la tesi che Giuseppe Ferdico continuava a fare da padrone nel centro commerciale che gli era stato confiscato per infiltrazioni mafiose, sebbene non avrebbe mai dovuto rimettervi piede. L’imprenditore, invece, avrebbe continuato ad avere voce in capitolo sulla scelta delle ditte e del personale operante, procacciato clienti e impartito direttive. In tutto questo, l’amministratore giudiziario Luigi Miserendino, non avrebbe mai proferito parola alla Procura di Palermo della presenza costante di Giuseppe Ferdico all’interno del bene che gli era stato confiscato.

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