Isola delle Femmine, “Isolotto in vendita”, sindaco e Lipu scoraggiano eventuali compratori
Fa discutere l’annuncio immobiliare apparso sul web, per la vendita dell’Isolotto. 3 milioni e mezzo di euro la richiesta che i proprietari hanno fatto attraverso un’agenzia aretina, per cedere i 15 ettari di superficie rocciosa circondata dal mare di Isola delle Femmine.
Simbolo del comune costiero, l’isolotto con la sua torre di guardia danneggiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, dal 1600, infatti, appartiene a privati. Si tratta degli ultimi eredi di una famiglia nobiliare che discende da Rosolino Pilo, 4 fratelli attualmente in possesso di tutta la documentazione che ne attesta la proprietà.
La notizia ha fatto storcere il naso al sindaco Stefano Bologna che definisce “una provocazione”, la decisione di mettere in vendita l’isola su cui vige un vincolo assoluto. Poi mette in guardia gli eventuali soggetti interessati all’acquisto : “chi avesse intenzione di comprarla – dice – sappia che potrà solo ammirarla”.
L’isolotto, infatti, dal 1997, figura tra le Riserve Naturali Orientate istituite dalla Regione Sicilia; l’Unione Europea lo ha anche classificato quale “Sito di Importanza Comunitaria”, “Zona Speciale di Conservazione” e “Geosito”.
A gestire la riserva è la Lipu, Lega Italiana Protezione Uccelli che da 20 anni si occupa di salvaguardare l’habitat naturale per favorire la nidificazione dei gabbiani reali, a rischio di estinzione.
Al fine di sgomberare il campo da possibili malintesi, sulla vicenda interviene Vincenzo Di Dio, direttore della riserva naturale orientata di Isola delle Femmine, il quale afferma che “non deve stupire né che dal legislatore vengano istituiti dei vincoli su una proprietà privata ritenuta di altissimo valore ambientale o paesaggistico, né che i proprietari abbiano deciso di porla in vendita. Chiunque decidesse di acquistare l’isolotto – aggiunge – sarà il benvenuto, certamente preventivamente, avrà valutato che i vincoli ambientali sono così chiari e stringenti che non è possibile ipotizzare alcuna forma di “sfruttamento commerciale” o “sviluppo economico” sul sito, se non quello sostenibile, rispettoso della natura del luogo e consentito dalle normative vigenti”.
“Restiamo in attesa – conclude Vincenzo Di Dio – di entrare in contatto con l’eventuale nuovo proprietario che, ci auguriamo, possa essere un appassionato della natura, con il quale instaurare una proficua collaborazione.”