Caso Ferdico, l’amministratore giudiziario torna in libertà, ma resta indagato
Gli indizi di colpevolezza persistono, ma nei suoi confronti non reggono più le esigenze cautelari. Torna libero, Luigi Miserendino, il commercialista e amministratore giudiziario, finito agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione Back Door, con l’accusa di favoreggiamento. Secondo l’accusa, il professionista, avrebbe consentito, a Giuseppe Ferdico di tornare a gestire le attività che gli erano state confiscate, tra cui il centro commerciale Portobello di Carini. Attraverso due presunti prestanome l’imprenditore sarebbe riuscito a mettere le mani su una parte del patrimonio passato definitivamente nella disponibilità dello Stato.
Miserendino, nel corso del primo interrogatorio, ha sostenuto di avere “segnalato” l’ingerenza di Ferdico nella gestione dell’azienda, ma vi sono anche alcune intercettazioni da cui si evince che al riguardo, l’amministratore giudiziario avrebbe preferito non muovere un dito.
Il fatto che Miserendino si sia dimesso dalla gestione dei beni confiscati al re dei detersivi, ha fatto venire meno il rischio di inquinamento probatorio e della reiterazione del reato. Da qui la decisione del Gip Walter Turturici che ha accolto la richiesta dell’avvocato Monica Genovese.
Giuseppe Ferdico, invece, ha impugnato la misura cautelare al tribunale del riesame che non si è ancora pronunciato.
Il commerciante arrestato dalla Guardia di Finanza nel corso di una indagine a carico di cinque persone accusate a vario titolo di intestazione fittizia di beni, favoreggiamento personale e reale ed estorsione aggravata dal metodo mafioso, è già stato processato ed assolto dall’accusa di concorso in associazione mafiosa ed è ritenuto vicino al clan mafioso di San Lorenzo-Tommaso Natale. L’assoluzione, però, non gli ha evitato le misure di prevenzione. A marzo scorso, i giudici palermitani misero i sigilli al suo patrimonio: immobili, società e conti dal valore di 450 milioni di euro. L’amministratore giudiziario indagato, adesso tornato libero, secondo l’accusa avrebbe affittato un ramo d’azienda al presunto prestanome di Ferdico, l’imprenditore Francesco Montes, accusato di intestazione fittizia di beni. Nella stessa operazione sono finiti pure in manette, con l’accusa di estorsione, Pietro Felice e Antonio Scrima, ritenuti factotum di Ferdico. Questi ultimi avrebbero estorto del denaro al direttore commerciale della galleria Portobello, le cui denunce hanno fatto decollare l’inchiesta giudiziaria.