Carini, continuava a gestire centro commerciale in amministrazione giudiziaria, in manette Giuseppe Ferdico

Avrebbe continuato a gestire una parte dei beni che gli erano stati confiscati, grazie alla complicità di alcuni prestanome e, soprattutto, dell’amministratore giudiziario nominato dal Tribunale.
Giuseppe Ferdico, conosciuto come il “Re dei detersivi”, è finito in manette, stanotte, in un blitz del Gico e del Gruppo tutela spesa pubblica della polizia tributaria, assieme ad altre 4 persone, ritenute a vario titolo responsabili di intestazione fittizia di beni, favoreggiamento personale e reale e estorsione aggravata dal metodo mafioso.


Arresti domiciliari per il commercialista Luigi Miserendino, scelto dalla sezione Misure di prevenzione per gestire il suo patrimonio, mentre sono pure finiti in carcere Francesco Montes, considerato il gestore di fatto della società a cui l’amministratore giudiziario aveva affittato il centro commerciale, Pietro Felice e Antonino Scrima, uomini di fiducia di Ferdico.

Sequestrate inoltre le quote societarie e beni appartenenti o riconducibili alla “Fenice Store Srl” e della “Ariaperta Srl”, per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro.
L’attività investigativa delle Fiamme Gialle si è concentrata sulla gestione del “Portobello” di Carini, centro commerciale del valore di oltre 70 milioni di euro e dotato di 35 negozi.

Le indagini, sviluppate anche attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno consentito di raccogliere gravi indizi nei confronti degli indagati.

In primis, secondo le fiamme gialle, Giuseppe Fedrico sarebbe stato ancora il reale “dominus” dell’azienda, in quanto “socio occulto” della “Ariaperta Srl” e della “Fenice Store Srl”; due società, amministrate di fatto da Francesco Montes (detto “Mario”), già condannato in via definitiva per bancarotta fraudolenta, a cui era stata affidata la gestione della galleria e del supermercato del centro commerciale.

I militari avrebbero, inoltre, accertato la connivenza dell’amministratore giudiziario del centro commerciale “Portobello”, Luigi Antonio Miserendino, in violazione del vincolo fiduciario che lo legava all’Autorità Giudiziaria, agevolando le condotte ascritte al Ferdico ed al Montes.

Pietro Felice e Antonio Scrima, quest’ultimo dipendente di una società in amministrazione giudiziaria operante all’interno del “Portobello”, avrebbero imposto il pizzo al responsabile della società incaricata della vigilanza del centro commerciale che – in un’occasione – come documentato dalle telecamere installate dalle Fiamme Gialle, sarebbe stato costretto a consegnare la somma di 500 euro in contanti nelle mani di SCRIMA.

Il quadro indiziario, allo stato delle indagini, è particolarmente allarmante: all’interno del centro commerciale “Portobello” si era di fatto consolidato un clima di omertà e sottomissione proprio di contesti delinquenziali di stampo mafioso, nell’ambito del quale, le persone finite in manette eludevano i provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria, continuando a compiere azioni illecite, protetti da un’amministrazione giudiziaria compiacente.

Luigi Miserendino, non sapendo di essere intercettato, sosteneva che non si sarebbe mai liberato di Ferdico, visto che attraverso dei prestanomi, avrebbe affittato un ramo d’azienda del commerciale Portobello di Carini,continuando a decidere ogni cosa, credendo di potere sfuggire ai controlli del tribunale.
Nei mesi scorsi, nei confronti di Giuseppe Ferdico, è scattata la confisca per un patrimonio stimato in 400 milioni di euro che comprende, oltre a terreni, ville e appartamenti, anche le srl Ferdico, Gv, Feda, G&O supermercati, 3Effe e Sole distribuzione. Nel 2014, Ferdico, venne assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, ma ciò non ha impedito la confisca dei beni perchè, secondo la Magistratura, ha costruito un impero all’ombra dei boss di Tommaso Natale e di Carini, ossia dei Lo Piccolo e dei Pipitone.

Adesso, la Procura di Palermo diretta da Francesco Lo Voi ha svelato l’ennesimo imbroglio commesso da chi avrebbe dovuto vigilare sulla gestione dei patrimoni sottratti ai boss. Un’indagine coordinata dai sostituti Roberto Tartaglia, Annamaria Picozzi e dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca.
Dalle indagini del nucleo di polizia tributaria di Palermo diretto dal colonnello Francesco Mazzotta emerge un quadro di cointeresse fra mafia e imprenditoria che lascia ben pochi dubbi. Nonostante le dichiarazioni pubbliche di Ferdico, che in questi anni ha sempre ribadito di essere vittima del pizzo.

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