Borgetto, scoperta truffa di un carabiniere, si faceva rimborsare missioni fantasma
Avrebbe truffato, per quasi due anni, l’arma dei carabinieri. L’appuntato Alessandro Rumore, 47 anni, residente a Borgetto, è finito ai domiciliari. Ad arrestarlo sono stati i suoi stessi colleghi del gruppo di Monreale, eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Wilma Mazzara su richiesta del sostituto procuratore Giacomo Brandini. Delegato nazionale del Co.Ce.R, un sindacato militare, Rumore avrebbe finto per ben 46 volte di essere andato in missione a Roma, facendosi rimborsare spese sostenute per le trasferte che ammontano ad oltre 50 mila euro, tra straordinari ed indennità di missione che, in alcuni casi, gli avrebbero addirittura triplicato lo stipendio mensile. Su di lui, pende adesso l’accusa di falso, di falsità ideologica del pubblico ufficiale in atti pubblici e di truffa militare. L’indagine dei carabinieri della compagnia di Partinico e dal gruppo Monreale, nei confronti del presunto militare infedele, in servizio alla stazione di Borgetto, è stata avviata oltre un anno fa, quando, mentre gli investigatori si stavano occupando sull’assalto ad un furgone portavalori, avrebbero casualmente scoperto che alcuni degli indagati, sarebbero entrati in contatto con Alessandro Rumore. Da un’intercettazione, infatti sarebbe emerso che l’appuntato Rumore, anziché trovarsi a Roma, sarebbe stato in un bar di Borgetto a prendersi un caffè con gli indagati per la rapina. “Tu quando sei là me lo dici – avrebbe detto – perché io calcola che non figuro qua, quindi sto rischiando tantissimo”. Così, ulteriori intercettazioni, pedinamenti, riscontri incrociati sulla documentazione e tabulati telefonici, avrebbero scoperchiato il vaso di Pandora, facendo emergere il sistema con cui l’indagato, ufficialmente quasi sempre in missione sindacale, sarebbe riuscito a raggirare l’intera catena gerarchica dell’Arma, dal suo comandante di stazione, al vertice di compagnia, agli ufficiali del comando generale a Roma che per un anno e mezzo lo avrebbero convocato senza mai vederlo. Alessandro Rumore faceva parte del sindacato da quasi 10 anni. Le missioni fantasma, di 4-5 giorni a Roma, 46 in tutto, sarebbero state messe in atto nel periodo compreso tra gennaio 2015 e settembre 2016 . Avrebbe finto di recarsi al comando generale dell’Arma a Roma, ma in realtà sarebbe rimasto a Borgetto dove, sarebbe stato impegnato a creare la filiale di una nota società di vigilanza, sfruttando il peso del suo ruolo militare, tantè che adesso gli viene contestato anche il reato di induzione indebita a dare o promettere utilità. Per poter giustificare le spese di trasferta, Alessandro Rumore , si sarebbe pure avvalso della complicità di un albergatore della capitale, un pregiudicato albanese, che gli avrebbe rilasciato false fatture per i periodi delle missioni fantasma. Dopo ogni periodo di missione, l’appuntato dei carabinieri avrebbe compilato i moduli per ottenere il denaro, sia della trasferta che delle maggiorazioni previste per indennità e straordinari, attestando di raggiungere Roma con mezzo proprio e, facendosi poi rimborsare il costo del treno, così come prevede il regolamento. In alcuni casi si sarebbe persino fatto anticipare le somme, circa 1000 euro a missione. “La disinvoltura dell’indagato nei rapporti interpersonali, gli stretti legami di amicizia e le cointerressenze esplicite anche con soggetti indagati di gravi crimini, il tentativo di approffittarsi genericamente di una funzione e di un ruolo – scrive il gip Mazzara nell’ordinanza di custodia cautelare – costituiscono tutte condotte poste in essere continuativamente dall’indagato, al punto da apparire come parte integrante del suo modo di essere”.