Borgetto, il carabiniere indagato per truffa ammette alcune contestazioni
Ha risposto alle domande del gip l’appuntato scelto dei carabinieri Alessandro Rumore, arrestato una settimana fa per aver intascato oltre 50mila euro di rimborsi per missioni sindacali fantasma. Davanti al giudice Wilma Mazzara ha ammesso alcuni degli addebiti che gli vengono imputati: “Sì, ho truffato l’Arma, ma non per l’intero periodo che mi contestate – avrebbe detto Rumore – Purtroppo mi avete sequestrato tablet, computer e telefoni e non posso stabilire esattamente su quali missioni vi sbagliate”. Il gip ha convalidato l’arresto e si è riservato di decidere sulla misura cautelare. Il legale di Rumore, l’avvocato Diego Di Stefano, ha presentato un’istanza di revoca degli arresti domiciliari.
Il delegato del Cocer (l’organo di rappresentanza dei militari) per Sicilia e Calabria ha spiegato ai sostituti procuratori Giacomo Brandini, Francesco Gualtieri e Daniele Sansone il meccanismo con cui era riuscito a eludere i controlli sulle quasi cinquanta missioni (da quattro giorni ciascuna) in due anni. Un sistema di truffe che si basava soprattutto sulla mancanza di verbali di presenza per le riunioni che si tenevano al comando generale dell’Arma a Roma. Riunioni fra i delegati di tutte le regioni italiane e sulle quali la procura di Palermo sta continuando a indagare per capire se lo stesso sistema sia stato utilizzato da altri delegati sindacali.
Sempre durante l’interrogatorio di garanzia il carabiniere-sindacalista ha sostenuto che i suoi rapporti con uno degli indagati nell’inchiesta sull’assalto a un furgone portavalori erano dovuti solo a un rapporto di stretta amicizia. Ma a quanto si apprende, Rumore sapeva di parlare con una persona indagata. Proprio sul fronte delle sue frequentazioni pericolose gli investigatori continuano ad indagare.
Alessandro Rumore, 47 anni, residente a Borgetto, deve rispondere delle accuse di falso, falsità ideologica del pubblico ufficiale in atti pubblici e di truffa militare. E’ durata oltre un anno l’indagine della compagnia di Partinico e del gruppo di Monreale sull’appuntato in servizio alla stazione dei carabinieri di Borgetto, ma di fatto sempre distaccato per impegni sindacali. Intercettazioni, pedinamenti, riscontri incrociati sulla documentazione e tabulati telefonici hanno scoperchiato il complesso sistema con cui l’indagato era riuscito a raggirare l’intera catena gerarchica dell’Arma, compresi gli ufficiali del comando generale a Roma che per un anno e mezzo lo hanno convocato senza mai vederlo.
Dal gennaio 2015 al settembre 2016 sono state 46 le missioni “fantasma”. Formalmente Rumore era impegnato nel suo ruolo di delegato nazionale degli appuntati al Cocer (ruolo che svolgeva da oltre un decennio), mentre in realtà rimaneva a Borgetto e si occupava della creazione di una filiale di una nota società di vigilanza, sfruttando il peso del suo ruolo nell’Arma. E per questa ragione gli viene contestato anche il reato di induzione indebita a dare o promettere utilità.
Gli inquirenti stimano che l’indagato abbia percepito indebitamente stipendio, straordinari, indennità e rimborsi per circa 150 giorni nell’arco di venti mesi. Per poter giustificare le spese di trasferta, Rumore si avvaleva di un albanese, pregiudicato per corruzione, che gestiva un albergo di Roma e che rilasciava fatture false per il periodo di ogni missione fantasma.
Dopo ogni periodo di missione, l’appuntato compilava i moduli per ottenere sia il denaro della trasferta sia le maggiorazioni per indennità e straordinari. Attestava sempre viaggi con mezzi propri e si faceva rimborsare così il costo del biglietto del treno (come prevede il regolamento) esibendo i prezzi indicati sul sito web di Trenitalia. In diversi casi si faceva persino anticipare il denaro, circa mille euro a missione.
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