Nuova interrogazione parlamentare sul caso del partinicese Emilio Puleo ancora in carcere ad Amburgo
Il caso del partinicese Emiliano Puleo e degli altri italiani in carcere in Germania, dopo il G7 di Amburgo, al centro di una interrogazione del senatore del Partito Democratico Luigi Manconi, rivolta ai ministri degli Esteri Angelino Alfano, e della Giustizia Andrea Orlando.
Emiliano Puleo di Partinico, Orazio Sciuto e Alessandro Rapisarda di Catania, Fabio Vettorel di Belluno e Riccardo Lupano di Genova, sono in cella da inizio luglio perché accusati di avere aggredito le forze dell’ordine “senza che – scrive Manconi nel documento – siano emersi elementi probatori tali da giustificare una detenzione così lunga nel tempo e senza che le autorità tedesche concedessero loro misure alternative alla permanenza in carcere, quali il rilascio su cauzione e la domiciliazione in territorio tedesco”.
Salgono così a quattro le interrogazioni parlamentari presentate sull’amara vicenda, ma ancora tutte senza risposta.
“Le condizioni di trattenimento – prosegue il senatore del Pd – come testimoniato dal deputato tedesco Martin Dolzer, sono contrarie alle norme europee: i cinque giovani hanno avuto diverse difficoltà nel contatto con gli avvocati, nell’accesso alla biblioteca del carcere e nella ricezione di pacchi contenenti beni di prima necessità provenienti dall’Italia”.
A breve si svolgeranno i primi processi, così come scrive la Repubblica. Giovedì ci sarà l’udienza per il catanese Orazio Sciuto, il 4 ottobre quella per discutere del caso di Emiliano Puleo.
Il senatore Manconi chiede ai ministri “se non ritengano doveroso chiedere un chiarimento alle autorità tedesche in ordine ai capi di imputazione a carico dei nostri connazionali e degli altri cittadini comunitari vittime degli stessi, ai motivi che giustificano il prolungamento della loro detenzione.
Sulla vicenda, intervengono pure i giuristi democratici: “Questa lunga carcerazione preventiva è assolutamente immotivata viste le evanescenti accuse nei loro confronti. In nessun caso sono emerse prove tali da giustificare il trattenimento in carcere dei nostri connazionali. In alcuni casi emerge la sproporzione fra i reati contestati e le misure adottate, come ad esempio le accuse di disturbo della quiete pubblica o di appoggio psicologico ai manifestanti”.
Ai ragazzi è stato anche negato il rilascio su cauzione o gli arresti domiciliari in Germania, in attesa del processo.
“”Emiliano, Fabio, Alessandro, Orazio e Riccardo e gli altri detenuti non tedeschi appaiono vittime di un disegno politico. la loro ingiusta carcerazione – concludono i giuristi – rappresenta un minaccioso segnale rivolto a coloro che in futuro avessero intenzione di protestare in Germania”.