Mafia, richiesta di estradizione dagli Stati Uniti per il carinese Freddy Gallina
Il Ministro della Giustizia Andrea Orlando ha firmato la richiesta di estradi zione per far tornare in Italia, dagli Stati Uniti, Freddy Gallina, considerato reggente del clan mafioso di Carini. Secondo quanto scrive Live Sicilia, la Procura ha appena chiuso le indagini nei suoi confronti, in quanto lo ritiene responsabile di due omicidi sulla base delle dichiarazioni convergenti di due pentiti. Ferdinando Gallina, detto Freddy, è stato fermato a fine novembre scorso a New York dove era arrivato clandestinamente. Era scappato qualche mese prima, violando la sorveglianza speciale. Forse aveva intuito che tirava una brutta aria, ancor prima che si pentisse Nino Pipitone. È stato proprio Pipitone a raccontare di avere saputo da sua madre che si era allontanato da Carini. Gallina già nel 2008 si era dato alla latitanza per sfuggire al blitz Addiopizzo. Fu arrestato in una villetta a Villagrazia di Carini e condannato.
Nel 1999, Gallina, assieme ad Antonino Pipitone, Pulizzi e Giovanni Cataldo (deceduto), avrebbero ucciso Francesco Giambanco a colpi di bastone alla testa. Nascosero il cadavere nel bagagliaio di una macchina data alle fiamme. L’ordine di uccidere Giambanco proveniva dal capo della famiglia mafiosa di Carini, Giovan Battista Pipitone, e dal fratello Vincenzo, che ritenevano Giambanco responsabile della scomparsa di Federico Davì e di alcuni danneggiamenti.
Inoltre, sarebbe, invece, responsabile dell’omicidio di Giampiero Tocco. Salvatore e Sandro Lo Piccolo lo vollero morto perché ritenevano che avesse ammazzato Peppone Di Maggio, figlio del boss di Cinisi, Procopio. Anche in questo caso c’è la convergenza delle dichiarazioni di Pulizzi e Pipitone. Lo rapirono sotto gli occhi della figlia, fingendosi poliziotti a un posto di blocco.
Secondo la Procura Gallina conosce i segreti mai svelati degli affari oltreoceano dei Lo Piccolo e su quali appoggi potessero contare in boss di San Lorenzo per piazzare all’estero fiumi di denaro. Ed ancora quali siano stati i rapporti con gli altri capimafia siciliani quando Totuccio il barone era il leader incontrastato della mafia palermitana. Un periodo segnato dal sangue. Secondo i pubblici ministeri Amelia Luise, Annamaria Picozzi e Roberto Tartaglia, ci sono altri delitti da ricostruire. Altre lupare bianche seppellite dal tempo. Lo Piccolo aveva era ad un passo dal creare un super mandamento. I capimafia delle altre province – Catania, Trapani e Agrigento – erano obbligati a trattare con lui.