San Giuseppe Jato, scatta l’assoluzione per i Brusca nel processo su abusivismo

Il boss pentito Giovanni Brusca, il fratello Emanuele e il cugino Giuseppe, non occuparono illecitamente aree demaniali. Quei terreni di San Giuseppe Jato in cui, l’ormai collaboratore di giustizia e suoi familiari portavano a pascolare i loro animali, li hanno ereditati. Lo ha stabilito una sentenza del giudice monocratico Sergio Ziino che, li ha assolti con la formula “perché il fatto non sussiste”, dalle accuse di occupazione abusiva di un’area demaniale e di abuso edilizio. Accolte, dunque, le tesi dei difensori dei tre imputati, così come scrive oggi il giornale di Sicilia, sui quali pendeva anche il reato di avere eseguito interventi edilizi senza autorizzazione, in alcuni immobili di quell’area; per quest’ultimo capo d’accusa, però è scattata la prescrizione.
La vicenda è quella che ruota attorno alla proprietà di alcuni edifici di via dei Saraceni a San Giuseppe Jato. Secondo la Procura, quei terreni con alcuni immobili sarebbero stati di proprietà demaniale. I Brusca li avrebbero non solo occupati abusivamente, ma avrebbero anche realizzato una sopraelevazione senza le autorizzazioni previste dalla legge.
Durante il processo, che si è svolto davanti a tre diversi giudici monocratici, è emerso invece che, in base ai documenti in possesso del comune di San Giuseppe Jato, quell’are di via dei Saraceni sarebbe passata agli avi dei Brusca già negli anni 40 e che, successivamente, venne ereditata da Giovanni, Emanuele e Giuseppe Brusca.
Gli imputati, dunque, non avrebbero occupato abusivamente quei terreni e quegli immobili, ma li avrebbero ricevuti in donazione.
Il processo è scaturito da uno stralcio dell’inchiesta che riguardava il tesoro nascosto dei Brusca. Attraverso alcune lettere che l’ex capomafia di San Giuseppe Jato mandava dal carcere al cugino Giuseppe, la Procura fece una serie di approfondimenti ed ipotizzo’ che il boss ormai pentito, continuasse a gestire un patrimonio molto consistente attraverso dei prestanome. Accuse che, via via, vennero ridimensionate, anche in fase processuale.

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