La Prefettura cancella Liberjato di Partinico dalla lista delle associazioni antimafia

Cancellata dalla lista delle associazioni antiracket della Prefettura di Palermo, l’associazione Liberjato presieduta da un paio di mesi da Francesco Billeci.
Tra i soci fondatori di Liberjato, figurano, tra gli altri, anche i figli del partinicese Giuseppe Amato, l’imprenditore edile che diede la sua carta d’identità al capomafia Leoluca Bagarella, il cognato di Totò Riina. Giuseppe Amato è stato anche esattore del pizzo per conto dei boss Vitale di Partinico, ha subito un sequestro di beni, ma ha continuato a gestire le imprese di famiglia intestate ai figli. Lo stesso, qualche anno fa, ha denunciato e fatto condannare un esattore del pizzo, dichiarando in aula la sua volontà a cambiare vita. Secondo la Commissione Parlamentare Antimafia presieduta da Rosy Bindi, che da mesi indaga sulle infiltrazioni nell’antimafia – nella stessa associazione vi sarebbero imprenditori vicini a Cosa Nostra. Tesi – così come scrive il quotidiano La Repubblica – avvalorata dal Prefetto Antonella De Miro. Alcuni di questi imprenditori, infatti, sarebbero stati raggiunti da provvedimenti di interdizione per infiltrazioni mafiose da parte della prefettura di Palermo. Una doccia gelata per Enrico Colajanni, presidente dell’Associazione Libero Futuro, attorno alla quale orbitava Liberjato. Colajanni, da tempo si dedicava ad imprenditori cosiddetti “borderline”, per ricondurli sulla retta via. Ma gli organi competenti avrebbero appurato che gli stessi non avrebbero mai interrotto i contatti equivoci con Cosa Nostra, sospettando che utilizzassero l’associazione solo come un paravento, per continuare a fare affari senza incorrere in intoppi sgradevoli, o incappare in sequestri. Far parte dell’elenco delle associazioni antiracket della Prefettura di Palermo, infatti, agevola gli imprenditori ad ottenere finanziamenti e, l’organismo di cui fanno parte, a costituirsi parte civile nei processi di mafia.

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