Estorsione a Palazzolo, il processo Helg è da rifare: “non fu estorsione aggravata ma semplice”
La Cassazione annulla con rinvio la condanna inflitta a Roberto Helg. La pena probabilmente andrà rideterminata. In appello gli erano stati inflitti 4 anni e 8 mesi di carcere per estorsione.
Davanti ai supremi giudici è, però, venuta meno l’aggravante prevista per chi commette il reato in qualità di incaricato di pubblico servizio. Si dovrà celebrare un nuovo processo di appello per rivalutare al ribasso la pena.
L’ex vicepresidente della Gesap, difeso dagli avvocati Giovanni Di Benedetto e Giovanni Arrivò, è reo confesso: chiese una tangente da 100 mila euro al pasticciere di Cinisi Santi Palazzolo per non ostacolare il rinnovo della concessione di uno spazio di vendita nell’aeroporto Falcone e Borsellino. “Perché se non si fa come dico io sei fuori”, diceva Helg.
Ad inchiodarlo fu il registratore che Palazzolo si era messo addosso, di intesa con i carabinieri, quando fu convocato per la consegna del denaro negli uffici della Camera di commercio di Palermo, di cui Helg era presidente. Fu arrestato dai carabinieri del Comando provinciale in flagranza mentre si faceva consegnare dal commerciante trenta mila in contanti e 70 mila con un assegno in bianco a garanzia di successivi pagamenti da 10 mila euro al mese.
L’imputato, di fronte alla forza delle registrazioni, ammise di avere intascato la mazzetta “per bisogno”, parlando di “un errore”.
Confermati i risarcimenti solo per alcune delle parti civili tra cui lo stesso Palazzolo, la Gesap, e il Comune di Palermo rappresentati dagli avvocati Testai, Motisi, e Farulla.