Cinisi. Apre al pubblico il casolare dove fu ucciso Peppino Impastato

Sarà aperto al pubblico, ma solo per le giornate della commemorazione. A trentanove anni di distanza dall’omicidio, il prossimo 9 maggio si è raggiunta un’intesa per garantire la fruizione della stalla di contrada Feudo, dove gli uomini di Gaetano Badalamenti ammazzarono Peppino Impastato. A renderlo noto con un comunicato è l’Assessorato regionale dei Beni culturali che annuncia un accordo tra la Regione, il sindaco di Cinisi, Giangiacomo Palazzolo, e la proprietaria dell’immobile, Luisa Venuti.  «Nel casolare – dice la nota – saranno affissi dei pannelli che illustrano la storia di Peppino Impastato e le motivazioni della dichiarazione di interesse culturale». «E’compito di questo Assessorato – dichiara l’assessore Carlo Vermiglio – promuovere la cultura della legalità anche attraverso la memoria di fatti e persone che hanno contribuito con la propria vita a costruire una società libera dalla mafia. Per le giovani generazioni,  presenti e future, questo luogo e la storia di Peppino Impastato  rappresentano  un indelebile esempio di legalità, coraggio e impegno etico. Questo è il senso delle iniziative che abbiamo fortemente voluto condividendo il progetto con altre istituzioni,  il Comune di Cinisi e la proprietaria che ha dato la disponibilità del casolare». Nell’ambito delle manifestazione di quest’anno, alle 10 del 9 maggio, davanti le mura di questa vecchia struttura ci sarà un presidio. Poi, nel pomeriggio, un corteo sfilerà dalla sede di Radio Aut a Terrasini fino a Casa memoria,  sul corso principale di Cinisi. La sera, sarà proiettato un film realizzato dal Centro Regionale per la Catalogazione e la Documentazione dell’Assessorato dei Beni Culturali che racconta la storia dell’attivista siciliano attraverso la testimonianza del fratello Giovanni. Ma, Vermiglio ha reso noto di avere firmato un decreto che inserisce la casa Museo Felicia e Peppino Impastato e lo stesso casolare nell’elenco dei “Luoghi dell’Identità e della Memoria” e di avvalersi della collaborazione con l’Azienda Foreste della Regione per la pulizia di questo appezzamento di terreno. Dunque, almeno nei giorni del ricordo, ci sarà l’attenzione delle istituzioni per il  posto dove Impastato fu portato, picchiato a morte e fatto esplodere sui binari della ferrovia. Più volte, però, questo luogo-simbolo è finito sotto i riflettori della cronaca per lo stato di abbandono in cui versa, nonostante siano moltissimi a visitarlo ogni anno e molte volte politici e autorità si siano impegnate a renderlo pubblico.  Tutta l’area  fu vincolata nel corso della redazione del Prg.  Fra il 2001 e il 2004, l’amministrazione comunale di Cinisi era stata sciolta  per presunte infiltrazioni mafiose. In quegli anni, fu una terna inviata dalla Prefettura a riconoscerne la valenza simbolica.  Poi, non se ne parlò più fino a quando, nel 2011, Giovanni Impastato ne denunciò lo stato di abbandono. In quei giorni, fu raccolta una petizione con migliaia di firme e a Cinisi giunge l’assessore regionale ai beni culturali di quegli anni Gaetano Armao. Furono presi impegni perché il casolare diventasse un bene dello Stato. Poi, non si raggiunse l’accordo per l’acquisizione e vennero meno anche i soldi.  Il problema principale riguarda, infatti,  però, l’esproprio della struttura che i proprietari hanno concesso in uso ad un’associazione che ne garantisce la fruizione. «Il gesto della Regione è sicuramente apprezzabile – dice  il sindaco Palazzolo – ma,  mi auguro che ci sia anche un interesse maggiore che possa portare a rendere il casolare  di tutti nel più breve tempo possibile»

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