Alcamo. “Il comune avrebbe favorito gestori dei pozzi privati di acqua”, scattano gli avvisi di garanzia
Per quattordici anni al Comune di Alcamo avrebbero favorito i gestori dei pozzi privati di acqua e di alcune ditte di autotrasporto. La procura di Trapani ha emesso un avviso di garanzia e ha notificato contestualmente la proroga dell’indagine con l’ipotesi del reato di abuso d’ufficio nei confronti dell’ingegnere capo dell’Ufficio tecnico del Comune, Enza Anna Parrino. Avvisi di garanzia anche per un geometra comunale e a diversi titolari di pozzi d’acqua privait.
L’indagine è scaturita da una serie di denunce che l’ex segretario generale ed ex responsabile anticorruzione del Comune di Alcamo, Cristofaro Ricupati, ha presentato, a partire dallo scorso giugno, ai carabinieri e alla guardia di finanza, all’Autorità nazionale anticorruzione e alla procura della Corte dei conti. In sintesi, secondo Ricupati che il 18 gennaio è stato sentito dalla commissione regionale Antimafia, i dirigenti comunali avrebbero consentito ai gestori dei pozzi privati di ottenere guadagni illeciti, senza il pagamento di Irpef e Iva.
Le denunce hanno evidenziato un danno erariale per il mancato introito della fornitura di acqua: le ditte di autotrasporto guadagnavano circa 40 euro ad autobotte, mentre il Comune non incassava un euro perché formalmente l’acqua veniva distribuita direttamente dai titolari dei pozzi. In questo contesto, secondo quanto emerso nelle denunce e pubblicato da Repubblica, a operare in regime di oligopolio sarebbe stata una ditta di autotrasporti dotata di diversi automezzi.
L’ex segretario generale del Comune elenca inoltre una serie di illeciti legati anche al pagamento, imposto dal sindaco Surdi a carico del bilancio comunale, delle licenze, in precedenza scadute, rinnovate solo nell’agosto scorso dopo che il Genio civile aveva disposto la chiusura dei pozzi. “I vari dirigenti del tempo – denuncia Ricupati – firmavano le richieste di rinnovo annuali, ma senza alcun provvedimento di spesa relativa ai canoni che il Comune doveva pagare al Genio civile. Di fatto, in precedenza, le somme venivano raccolte e versate in nome e per conto del Comune, ma in maniera abusiva, al Genio civile. Solo nel 2016 il Comune, dopo che il Genio civile aveva disposto la chiusura dei pozzi, ha pagato il canone di circa 600 euro per cinque pozzi. Oltre al danno, la beffa, perché ai quattro pozzi, oggetto delle ordinanze sindacali del 2002, se ne è aggiunto un altro che non risulta titolato di concessione pubblica in favore del Comune di Alcamo”
Sotto la lente di ingrandimento anche il probabile utilizzo abusivo dell’acqua proveniente dai pozzi. “Le licenze – dice Ricupati – prevedono l’utilizzo esclusivo dell’acqua per attività antincendio, per uso irriguo delle zone a verde, per la pulizia delle strade e per l’approvvigionamento idrico non potabile, ma ho denunciato un possibile utilizzo dell’acqua non conforme a quanto previsto nel provvedimento di concessione”.
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