Truffa e falso: nei guai sette persone tra Palermo, Monreale e Carini (foto)
Avevano creato una fiorente organizzazione criminale attiva a Palermo e provincia attraverso la ricettazione di numerosi assegni di provenienza illecita e la realizzazione di truffe mediante titoli comunemente definiti “ballerini” (prestanome incensurati si intestavano conti correnti privi dei necessari fondi a copertura delle emissioni). I carabinieri del nucleo investigativo di Monreale hanno dato esecuzione ad una ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal Tribunale di Palermo nei confronti di 7 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione di assegni, alla truffa ed al falso. A capo dell’organizzazione c’erano Giuseppe D’Accardi 57 anni, rappresentate di prodotti per bar e, Giuseppe Meli 74 anni che venivano aiutati da altri soggetti. Ognuno ricopriva un ruolo specifico all’interno dell’organizzazione. L’attività del sodalizio consisteva nel mettere in circolazione assegni bancari o postali postdatati -comunemente definiti “ballerini”-, privi di alcuna copertura economica, ma che se introdotti nel circuito commerciale fungevano da denaro“pronta consegna”. Infatti la carta vincente del raggiro era quella di immettere assegni per importi anche modesti che non destassero troppo sospetto e soprattutto che potessero essere sostituiti da altri assegni ballerini senza difficoltà. Gli importi andavano da un minimo di 200 euro a un massimo di 4.000 euro circa. La struttura criminale aveva a disposizione diversi soggetti che aprivano dei conti correnti di comodo con il solo scopo di ottenere dei carnet di assegni che successivamente venivano consegnati ai componenti dell’organizzazione che dopo averli controllati tramite siti on-line vendevano questi assegni, postdatandoli, al prezzo di circa 200 euro ciascuno, consentendo così agli acquirenti di far circolare denaro “virtuale” senza una reale copertura finanziaria. Il meccanismo utilizzato dal gruppo riguardava però anche la vendita di assegni rubati o smarriti che, sebbene inesigibili in quanto bloccati dagli aventi diritto a seguito delle denunce dopo il furto o lo smarrimento, venivano rivenduti ad un prezzo di gran lunga inferiore a quello degli assegni ballerini, di norma non più di 50 euro ciascuno. Per l’approvvigionamento dei titoli l’organizzazione poteva contare su una folta schiera di affiliati che, per le più svariate motivazioni, mettevano a disposizione assegni aperti o chiusi. I titoli “ballerini” una volta venduti e quindi immessi nel circuito commerciale, spesso venivano utilizzati per commettere truffe, a volte organizzate da Giuseppe D’Accardi con la complicità dei sodali. Per quanto riguarda gli assegni “chiusi”, una volta negoziati a fronte di vari pagamenti, venivano bloccati poiché rubati o smarriti e quindi oggetto di indagini. D’Accardi allora, si premurava di individuare degli associati che per poche decine di euro, si autodenunciavano dichiarandosi autori dell’illecita negoziazione del titolo, così da tutelare il soggetto che in realtà aveva materialmente immesso sul mercato il titolo sia l’intera organizzazione. Oltre a D’Accardi e a Giuseppe Meli sono coinvolti nell’inchiesta Antonino Scaglia (palermitano, già in carcere), Vincenzo Infantino, 41 anni di Altofonte, per il quale sono stati disposti i domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico. Sottoposti invece all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria i palermitani Riccardo Serio 54 anni ed Angela Biondo 61 e Marina Currò commerciante trentanovenne di Villagrazia di Carini. I tre indagati sono accusati della ricettazione di numerosissimi assegni di provenienza furtiva.