Indagine su Ferrandelli, le accuse di un boss: «cento euro a voto». Tutti i partiti, tranne M5S: «non si ritiri»

Cento euro a voto, questa era la tariffa del clan mafioso di Borgo Vecchio per le amministrative 2012. Il boss che in quei giorni faceva campagna elettorale, Giuseppe Tantillo, è oggi un pentito ritenuto attendibile dalla procura antimafia di Palermo. Le sue dichiarazioni – riportate da Repubblica – hanno fatto scattare un avviso di garanzia per uno dei candidati sindaci di quattro anni fa, Fabrizio Ferrandelli, l’ex deputato eletto col Pd che anche oggi è in corsa per lo scranno più alto di Palazzo delle Aquile, alla guida di una lista civica. Il procuratore aggiunto Leonardo Agueci e i sostituti Sergio Demontis e Caterina Malagoli gli contestano un’accusa pesante per quella tornata elettorale di quattro anni fa: voto di scambio politico mafioso. Il pentito parla di un pacchetto di voti che Ferrandelli avrebbe pagato ad esponenti del clan di Borgo Vecchio. Nell’avviso di garanzia che i carabinieri del nucleo Investigativo hanno consegnato lunedì mattina c’è anche una convocazione al palazzo di giustizia, per lunedì prossimo. L’esponente politico ha annunciato che resterà in silenzio fino all’audizione in procura, ai suoi collaboratori ha detto: “Sto crescendo nei sondaggi, faranno di tutto per fermarmi. Andrò avanti più agguerrito di prima”.

Le reazioni politiche alla vicenda non si sono fatte attendere. Quasi tutti scelgono la via del garantismo, tranne il Movimento 5 Stelle. “Se Fabrizio Ferrandelli non riesce a chiarire la sua posizione prima che la campagna elettorale entri nel vivo, sarebbe opportuno un suo passo indietro”. Da Bruxelles è l’eurodeputato Ignazio Corrao a chiedere al candidato sindaco di ritirarsi dalla competizione. “Se è estraneo come dice di essere – rincara Corrao – si affretti ad allontanare tutti i dubbi. Altrimenti sarà costretto a correre con un’ombra enorme sul proprio operato”.

Altrove, invece, le parole sono d’altro segno. Secondo il commissario siciliano di Forza Italia Gianfranco Micciché: “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. L’avviso ad orologeria che ha raggiunto Fabrizio Ferrandelli ci lascia alquanto perplessi circa l’atteggiamento di certa magistratura”.  E il pensiero del leader azzurro è condiviso da altri esponenti di Forza Italia, come il deputato all’Ars Vincenzo Figuccia:  “Provengo da una cultura – ha detto – che non è e non sarà mai giustizialista. Ferrandelli oggi resta, per me, l’unico candidato credibile per battere Orlando. Non deve ritirarsi. Se poi – aggiunge – dovessero emergere altri fatti o dovessero confermarsi i dubbi, ovviamente le cose cambierebbero radicalmente”.

Prende posizione anche il Pd, partito dal quale è uscito due settimane fa, proprio Ferrandelli. Pd che ha avviato improvvisamente il dialogo con Leoluca Orlando, dopo anni di opposizione.  “Alcuni pensavano – ha detto il segretario provinciale Carmelo Miceli – che avrei potuto cogliere la palla al balzo per vendicare il Partito contro chi lo ha tradito di recente. Niente di tutto questo. Rimango garantista e, a prescindere dalla collocazione dei soggetti diversamente coinvolti – prosegue – continuo a considerare ogni persona sottoposta a procedimento penale innocente fino a prova contraria e a sentenza definitiva. Oggi è giorno un giorno triste per tutta la politica.”

 

 

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