A Palermo non piove, da domani acqua a giorni alterni. Orlando chiede rinvio

Chiedere alla Regione di rivedere i tempi di attuazione della turnazione idrica per la città di Palermo; avviare una serie di iniziative perché si sblocchino diverse vicende legate agli impianti da cui dipende il rifornimento della città di Palermo, ma che non sono gestiti dall’Amministrazione comunale o dall’Amap; promuovere una campagna di informazione e sensibilizzazione sul risparmio e l’uso oculato delle risorse idriche.

E’ questo il risultato di un incontro tecnico convocato ieri, primo gennaio, dal sindaco Leoluca Orlando, con il proprio staff e con la presidente di Amap, Maria Prestigiacomo.

“Non è pensabile dare avvio ad una turnazione idrica – ha detto Orlando – in una realtà come quella di Palermo con soli 5 giorni di preavviso, per altro in pieno periodo festivo. Per questo chiediamo alla Regione, dal cui tavolo tecnico è scaturita la decisione, di rivedere la data del 3 gennaio, prevedendo un rinv|io che renda possibile alle famiglie e agli operatori economici di attrezzarsi adeguatamente. Se in altre città della Sicilia la turnazione – anche con poche ore d’acqua a settimana – è una norma e, quindi, tutti hanno attrezzature adeguate per limitare le difficoltà, Palermo grazie al quasi totale rifacimento della rete idrica progettato, finanziato e realizzato alla fine degli anni ’90 ha ormai dimenticato questa prassi.Se la siccità dovesse protrarsi non potremo che accettare provvedimenti restrittivi che servono a limitare i danni nel tempo, ma questo deve avvenire in modo oculato e con tempi di informazione adeguata per la popolazione”.

Orlando ricorda che “in questi giorni si sta verificando una situazione eccezionale dovuta a tre fattori concomitanti. Su nessuno di questo purtroppo fino a questo momento il Comune ha avuto modo di agire direttamente.

“Il primo fattore è l’eccezionale periodo di assenza di piogge significative ai fini di riempimento degli invasi. Negli ultimi mesi abbiamo avuto solo pochi rovesci, per lo più brevi e molto intensi e che, quindi, non permettono un assorbimento da parte del suolo e un ripascimento delle falde.

“Comprendiamo le ragioni di sicurezza che hanno imposto il provvedimento – spiega Orlando – ma non possiamo aspettare mesi o anni affinché si facciano le necessarie verifiche ed eventuali lavori sulle dighe per permettere di riportarla alla sua capienza originaria. Un bacino da 100 milioni di metri cubi che invasa appena 35 milioni in un momento di crisi come questo è davvero qualcosa che non è tollerabile”.

 

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