Processo Nuovo Mandamento, in appello inflitti 280 anni di carcere.
Sarebbe stato il boss Antonino Sciortino a guidare il supermandamento di Camporeale, in cui avrebbe fatto convergere i clan mafiosi di Monreale, Partinico, San Giuseppe Jato, Camporeale, Altofonte, Borgetto, Montelepre e Giardinello.
A sostenerlo è il collegio dei giudici della seconda sezione della Corte di Appello di Palermo, presieduto da Biagio Insacco, che ha ribaltato alcune delle sentenze emesse in primo grado contro i 40 presunti boss e gregari che hanno scelto di essere processati con il rito abbreviato, dopo essere rimasti coinvolti, nel 2013, nelle diverse tranche del blitz Nuovo Mandamento.
Sciortino, che nel dicembre del 2014 era stato assolto e tornato libero, adesso è stato condannato a 18 anni di reclusione.
Ribaltato il verdetto anche per Sergio Damiani, pure lui assolto dal gup e ora condannato (in continuazione) complessivamente ad 11 anni di carcere. In senso opposto è stata invece rivista la sentenza per Demetrio Schirò e Vincenzo Mulè: gli erano stati inflitti 4 mesi in primo grado, mentre ora sono stati del tutto scagionati.
Gli imputati rispondevano a vario titolo di mafia, estorsione, detenzione di armi e di droga, furto di bestiame e anche di un omicidio, quello di Giuseppe Billitteri, eliminato col metodo della lupara bianca il 22 marzo del 2012.
L’operazione Nuovo Mandamento è quella in cui era rimasto coinvolto anche l’ex sindaco di Montelepre, Giacomo Tinervia, arrestatato con l’accusa di estorsione e concussione. La premessa che portò poi allo scioglimento del Comune per mafia. Tuttavia l’ex primo cittadino venne successivamente assolto da ogni accusa e la sentenza è ormai definitiva.
Sono stati concessi lievi sconti di pena a 14 persone: Salvatore Mulè è stato così condannato a 17 anni, Giuseppe Lo Voi a 18 anni e 2 mesi, Giuseppe Marfia a 11 anni e 4 mesi, Salvatore Tocco ad 1 anno e 8 mesi, Vincenzo Madonia a 10 anni e 4 mesi, Francesco Vassallo a 10 anni e mezzo, Carmelo La Ciura a 10 anni, Giovanni Rusticano a 7 anni e mezzo, Giovanni Longo a 3 anni e 2 mesi, Sebastiano Bussa a 2 anni e 11 mesi, Baldassare Di Maggio e Pietro Ficarrotta a 7 anni e 2 mesi, mentre Giuseppe Mulè è stato condannato a 8 anni e 2 mesi.
Riduzione di pena, da 5 a 4 anni e mezzo, anche per il collaboratore di giustizia Giuseppe Micalizzi che, aveva iniziato a parlare con i magistrati poche settimane dopo il suo arresto.
I giudici hanno infine confermato la sentenza di primo grado per altri 22 imputati: assolti anche in appello Santo Abbate, Francesco Abbate, Vincenzo Cucchiara, Giacomo Maniaci, Antonio Badagliacca, Davide Buffa e Francesco Sorrentino, mentre è stata confermata la condanna a 20 anni di carcere per Francesco Lo Cascio che rispondeva dell’eliminazione di Giuseppe Billitteri.
La colpa della vittima sarebbe stata quella di essersi opposto proprio alla creazione del nuovo mandamento. Altri tre imputati per lo stesso omicidio sono sotto processo con il rito ordinario.
Confermati 8 anni per Giuseppe Speciale, 10 per Francesco Matranga, 10 anni e 8 mesi per Salvatore Romano, 8 anni per Santo Porpora, 10 anni e 8 mesi per Domenico Billeci, 8 anni per Salvatore Lombardo classe 1969, 10 anni e 8 mesi per il nonno omonimo classe 22, entrambi di Montelepre, 8 anni per Giuseppe Abbate di Giardinello, Angelo Cangialosi, Antonino Giambrone e Calogero Caruso e, infine 6 anni e 8 mesi per Salvatore Pestigiacomo.
Sono state anche confermate le condanne inflitte in primo grado, a 6 ed 8 mesi, nei confronti di due carabinieri, Francesco Gallo e Giovanni Rammacca, accusati di abuso d’ufficio perché non avrebbero multato Giuseppe Lucido Libranti, presunto boss di Pioppo sotto processo per l’omicidio Billitteri, trovato alla guida senza patente.