Caso firme, Grillo sul blog: “gli indagati si sospendano dal M5S”
“Chiediamo a tutti gli indagati nell’inchiesta di Palermo di sospendersi immediatamente dal Movimento 5 Stelle non appena verranno a conoscenza dell’indagine nei loro confronti a tutela dell’immagine del Movimento e di tutti i suoi iscritti”, si legge sul blog di Beppe Grillo.
Il caos nato dall’inchiesta sulle firme false per le elezioni del 2012 ha lacerato ulteriormente un movimento che a Palermo vive divisioni profonde tra chi contesta gli attivisti di un tempo, oggi diventati deputati nazionali, e chi è rimasto fedele al gruppo vicino a Riccardo Nuti. Cluadia La Rocca in settimana aveva riunito un gruppo di pochi attivisti a lei vicini per raccontare quanto vissuto negli ultimi giorni, compresa la deposizione in Procura, preannunciando l’intenzione di autosospendersi. Intanto, c’è chi prova a salvare le Comunarie per l’individuazione degli aspiranti candidati al Consiglio. In prima fila i parlamentari regionali Giampiero Trizzino, molto vicino a La Rocca, e Giancarlo Cancelleri. Quest’ultimo, già nel giorno della sua deposizione ai magistrati, non aveva fatto segreto della sua posizione: “E’ impensabile che non venga presentata la lista a Palermo”, erano state le parole dell’ex candidato alla Presidenza della Regione nell’ottobre 2012.
Trizzino, ex presidente della commissione Ambiente a Palazzo dei Normanni, si muove in parallelo: in queste ore prova a sfruttare i suoi contatti con Roma e Milano per mandare un messaggio rassicurante a chi teme che lo scandalo firme e le divisioni interne possano indurre i vertici del movimento a rinunciare alla corsa per Palazzo delle Aquile. Il deputato ha già espresso il suo pensiero attraverso un post Facebook, e anche in queste ore convulse si sta spendendo per non far naufragare il sogno di un sindaco Cinquestelle a Palermo.
Trizzino in questi giorni è stato accanto alla collega e amica di sempre La Rocca. L’ha sostenuta nella sua scelta di parlare con i magistrati, prima ancora di far chiarezza con chi, nel movimento, chiedeva luce su una vicenda politica trasformatasi ormai in un caso giudiziario con otto indagati al momento. La parlamentare ora è più serena, “sicura” di aver fatto i passi giusti: si è autoaccusata della ricopiatura e avrebbe puntato il dito anche contro altre due persone, mentre sarebbero diversi gli attivisti che risulterebbero presenti nella stanza di via Sampolo in cui si fece il punto sulla raccolta firme in quella sera di aprile 2012. La Rocca prima di andare in Procura avrebbe avvisato, oltre ai colleghi del gruppo all’Ars, anche il leader del M5s Beppe Grillo, circostanza però smentita dai vertici del M5s.
Tra Roma, Genova e Milano, città, quest’ultima, dove sono arrivati i 122 curriculum degli aspiranti candidati al Consiglio, si è comunque deciso di attendere l’esito delle indagini condotte dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia e dal sostituto Claudia Ferrari.
L’inchiesta sta andando avanti spedita e, calendario alla mano, prima della fine dell’anno i contorni della vicenda dovrebbero essere più chiari. I magistrati hanno anche acquisito le testimonianze di decine di persone che hanno disconosciuto le firme a sostegno della lista apposte negli elenchi presentati alla cancelleria del tribunale e depositate negli uffici comunali, mentre lunedì partiranno gli interrogatori degli indagati, tra cui ci sarebbero anche alcuni parlamentari nazionali. Roma è pronta a far scattare i provvedimenti disciplinari nei confronti dei coinvolti nel pasticcio firme: difficile capire se basterà l’avviso di conclusione delle indagini o se sarà necessario attendere un rinvio a giudizio.